L'”Ispettore Barnaby” e l’eredità del folk horror

Con il successo di Midsommar, il secondo film del regista Ari Aster, è tornato di moda parlare di “folk horror“, un genere cinematografico di nicchia  la cui definizione è tutt’oggi dibattuta; per film “folk horror” alcuni intendono film che evidenziano l’aspetto horrorifico del folklore, molti altri critici considerano invece come folk horror tutti quei film che in qualche modo mettono al centro il rapporto fra la psiche e il paesaggio, ma tutte queste sembrano definizioni estremamente vaghe, con articoli di esperti che sembrano far oscillare questa categoria fra l’horror psicologico e un qualsiasi film horror non ambientato in città.

Tuttavia tutti i blog/siti/articoli che se ne sono occupati sembrano concordare almeno sul fatto che tre film inglesi costituiscono la triade iniziale che in qualche modo ha definito il genere: Il Grande Inquisitore (Witchfinder General 1968), La Pelle di Satana (Blood on Satan’s Claw 1971) e The Wicker Man (1973).

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In tutti questi film gli elementi comuni sono l’inquietudine che si nasconde sotto l’apparente bucolica campagna inglese, il sottile confine tra ordine sociale e follia collettiva, la presenza di elementi che richiamano al paganesimo/superstizione/satanismo (a seconda del film in questione) ed infine il soprannaturale o il bizzarro. Da allora molti altri film o telefilm sono stati prodotti che hanno esplorato questi temi, per esempio The Witch (2015) di Robert Eggers  lo ha fatto egregiamente in salsa Sundance,  oppure l’inquietante serie anni ’70 Children of the Stones, l’horror folk è spesso presente inoltre  in episodi del Doctor Who, lo stesso Midsommar poi altro non è che una reinterpretazione di  The Wicker Man. Ma una delle serie TV che meglio ha imparato la lezione del genere trasportandolo però nel territorio meno minaccioso del giallo è stata l’Ispettore Barnaby che in inglese si intitola Midsomer (!!!!) Murders.

A ben guardare l’indiscusso protagonista del film è proprio il paesaggio inglesissimo dell’immaginaria comunità di Midsomer, una serie di paesini pittoreschi e apparentemente bucolici ma sotto la cui superficie scorrono potenti le forze oscure del caos, pronte a venire in superficie sotto forma di omicidi (spesso multipli per puntata) talmente efferati da risultare a volte grotteschi. Guardate e giudicate voi per esempio:

Gli ideatori della serie, che va avanti da più di 20 anni, sembrano aver ben appreso la lezione del folk horror e averla riproposta in una salsa più appetibile per la visione televisiva in prime time. A ben guardare infatti gli elementi originari ci sono tutti: l’apparente tranquilla campagna inglese come protagonista assoluta, le morti sanguinose,  la sostituzione dell’appartenenza ad un culto dei film originari in appartenenza a gruppi di appassionati di qualche hobby o particolare sottocultura esoterica. Non è raro infatti vedere il buon vecchio ispettore Barnaby indagare crimini nati fra appassionati di cricket, o fotografia naturalistica, coltivatori di rose o entusiasti di (immancabili) culti pagani.

Ma la più grande lezione del folk horror la serie l’ha imparata capendo che al centro della storia, nella migliore tradizione del genere, deve esserci l’atmosfera “eerie”, di mistero e inquietudine, che è di fatti la vera protagonista dello show, tanto da sopravvivere addirittura alla sostituzione del personaggio principale dopo 81 puntate (gli ispettori cugini Barnaby, interpretati da John Nettles e Neil Dudgeon sono più dei simboli, degli esempi di buonsenso inglese vecchio stampo, che rimangono ineffabili davanti al caos regnante sotto la superficie del rassicurante pub con il tetto impagliato).

Come se non bastasse, quasi tutti gli episodi dell’Ispettore Barnaby, prima di arrivare alla risoluzione del caso che ristabilisce l’ordine precostituito, sembrano spesso dei gialli soprannaturali conditi di dark humor con gli omicidi commessi che giocano con il concetto di assurdo e di “weird”, il bizzarro appunto, un altro degli elementi costitutivi del folk horror.

Arrivato alla ventunesima stagione l’Ispettore Barnaby rimane un fenomeno molto popolare, anche se lontano dai riflettori della critica “impegnata” che in questi ultimi anni si è affrettata a studiare i film con Vincent Price o Christopher Lee per poter commentare il lavoro di Ari Aster, di  Ben Wheatley o di Robert Eggers, ma ha forse dimenticato che film come The Wicker Man o Blood on Satan’s Claw erano film di basso budget, senza troppe  pretese di fare cinema con la C maiuscola, volti principalmente all’intrattenimento popolare, una tradizione che i produttori dell’Ispettore Barnaby sembrano aver capito molto meglio di tanti critici cinematografici.

 

 

 

 

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