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Constantine cancellato: ennesima débacle per la tv di genere su un grande network

Come abbiamo già scritto in passato, Constantine non sarà l’ideale per i fan del fumetto Hellblazer ma è meglio di niente. Purtroppo questo show sviluppato da David S. GoyerDaniel Cerone e interpretato da Matt Ryan (una delle poche cose buone dello show) nella parte del mago, ex punk, stregone, re del sarcasmo John Constantine, chiuderà i battenti, la NBC ha detto la parola fine alla serie.

Sin dall’inizio Constantine ha avuto problemi, con un pilota che ebbe una sterzata brusca nel finale a causa di un cambio di coprotagonista fra la prima e seconda puntata. Poi ha stabilmente e costantemente perso spettatori. Non c’è da stupirsi: come molti commentatori avevano notato, Constantine sembrava essere la versione cupa, angosciante e anche meno glamour di Supernatural. La NBC si aspettava forse un successo simile, ma non ha fatto i conti che show come Supernatural o Vampire Diaries fanno leva su un pubblico pressoché adolescente e sono estremamente più semplici e accattivanti. Constantine, nella sua versione banalizzata ed edulcorata dell’originale personaggio creato da Alan Moore, era un po’ troppo né carne né pesce. Una via di mezzo che non andava nella direzione commerciale voluta dalla NBC e neanche nella direzione cult che avrebbe potuto attrarre i tanti fan del fumetto.

Forse uno show come Constantine sarebbe stato meglio su un canale via cavo che su uno dei network principali, dove gli ascolti grossi vengono dai procedurali e dalle sitcom e dove il pubblico potrebbe non essere preparato a serie gotiche che non siano almeno un po’ glitterate, e forse questo potrebbe accadere, stando al tweet di Cerone:

Constantine tweet

Quindi l’autore spera ancora in una salvezza dello show presso un altro canale. Io personalmente non sono più riuscito a seguirlo dopo la quarta, quinta puntata. Per me John Constantine è e rimane quintessenzialmente britannico, con tanto di case di Crowley, Hooligans posseduti, Ley Lines da difendere e la Londra misteriosa e sotterranea dal fascino innegabile.

Beowulf: adesso la serie tv

La ITV ha ordinato un dramma epico in 13 puntate ispirato al classico anglosassone Beowulf. La serie è descritta come una rivisitazione di uno degli più grandi e duraturi eroi della letteratura. Questa incarnazione di Beowulf è creata da  James Dormer di Strike Back e i dirigenti degli ITV Studios Tim Haines (Primeval) e Katie Newman (Primeval: New World).

La serie d’azione è ambientato nella mitica terra degli Shieldlands, un luogo fantastico e pericoloso, popolato da esseri umani e creature fantastiche (e qua già ci allontaniamo dal canone letterario). L’ambientazione vede il guerriero scandinavo eponimo che torna a Heorot a rendere omaggio al recentemente scomparso Hrothgar – l’uomo che lo ha cresciuto. Ma quando il palazzo è attaccato dal mostro terrificante Grendel, Beowulf deve cacciarlo, ottenendo al contempo il favore della nuova governante di Heorot, e della comunità. Insomma siamo lontani dall’orignale e facciamo un passo ulteriore più in la rispetto al già fantasioso Beowulf di Zemeckis, sceneggiato da Neil Gaiman e Avary. Insomma se non c’è la storia d’amore a quanto pare non si può investire in una storia…

Questa è la più recente di una serie di ambiziosi drammi storici che ITV ha commissionato. Nel mese di novembre, l’emittente ha ordinato  una serie in sei parti ambientata nel 1827 intitolata Frankenstein Chronicles interpretata da Sean Bean, così come la serie di azione e avventura ambientata negli anni ’30 Jekyll & Hyde.

Tre Mogli per un Papà: RAI, ma che combini?

Dal primo dicembre 2014 nella fascia dalle 8.10 alle 8.40 di RAI 3 va in onda una sitcom americana dal titolo Tre Mogli per un Papà, in originale Trophy Wife.

Ecco una sinossi sintetica tratta da wikipedia dello show:

La serie segue le vicende di Kate, una giovane e attraente donna recentemente sposatasi con Pete, il quale aveva già tre figli avuti da due diversi matrimoni. La donna, abbandonata una vita di frivolezze e divertimenti, prova quindi ad essere una madre a tempo pieno, costretta anche a gestire le ex mogli del marito, Diane e Jackie.

Pur se a prima vista la sitcom sembra la classica commedia degli errori un po’ piccante, gli sceneggiatori da subito hanno messo in chiaro che il titolo Trophy Wife (che in America si dà a quelle bellone che si mettono con un uomo attempato e ricco, appunto Mogli Trofeo) era ironico e la serie si concentrava più sul menage familiare dei sobborghi americani.

La serie è dignitosa anche se non fa ridere, il che per una sitcom è grave. La ABC infatti la ritirata dopo la prima stagione di 22 episodi.
Niente paura, ecco che arriva la RAI e la compra, per poi realizzare che non sa che farci.
Quindi ha ben pensato di piazzarla in questa fascia serale per circa un mese (e poi che succederà?), da tempo una specie di buco nero nel quale schiaffare tutti gli scarti della rete.
Queste scelte della nostra tv nazionale lasciano infatti sempre più perplessi. Perché piazzare lì questa sitcom e non mandarla su RAI 4, sua destinazione ‘naturale’? Possibile che non si sappia mai cosa mettere in questa parte del palinsesto che precede l’Eastenders di casa nostra, ovvero Un Posto Al Sole? Possibile che l’unica cosa semidecente e coerente messa lì fu Agrodolce? Che però si rivelo un inguacchio e coacervo di raccomandazioni, soldi pubblici spesi a palate e lavoro dato ad amici degli amici?

Forse a dirigere le tv servono i vari Freccero o Voglino, cioè gente che abbia una visione e un’idea precisa di quello che si fa in tv, piuttosto che oscuri seppur validi giornalisti le cui trasmissioni spesso hanno chiuso per mancanza di ascolti… Ma si sa, il mondo va all’incontrario.

Continuum: ci sarà una quarta ed ultima stagione di sei episodi

Ogni volta che una serie (o un film se è per questo) si avventura nel territorio minato dei viaggi nel tempo si finisce sempre con il rischio di incasinare la trama fino all’assurdo.

Continuum, pur avendo più volte sfiorato questo rischio, è uno show che è sempre riuscito a camminare relativamente indenne sul filo del rasoio, spostando l’attenzione dal paradosso spazio-tempo alla dinamica interpersonale dei vari protagonisti. Permettendo così di farci dimenticare le notevoli incongruenze della storia.

Evidentemente però la Syfy ha saggiamente pensato di arrivare a conclusione della storia del detective Keira Cameron con la quarta e ultima stagione di 6 episodi prima che le cose diventino da “complicate” a “ridicole e incomprensibili”.

Continuum racconta la storia una poliziotta del 2077 che, per caso (o no?), si ritrova sbalzata all’indietro nel tempo , al nostro presente. Qui, in coppia col detective Carlos Fonnegra, lavora su due priorità: combattere contro il nascente gruppo terroristico che nel futuro infliggerà uno dei maggiori colpi al cuore del sistema, e tornare dalla sua famiglia nel futuro.

Sonic Highways – Dave Grohl reinterpreta 30 anni di musica popolare americana

Non sono un amante della musica dei Foo Fighters ma nutro una grande stima per Dave Grohl, un musicista che ho potuto vedere due volte live in Italia in anni lontani pre-nirvana, quando era ‘solo’ il batterista degli Scream, gruppo punk americano che girava in furgone e che si fermava, dopo, i concerti a bere con il pubblico e a farci quattro chiacchiere.
Da Allora Dave Grohl ha compiuto un percorso straordinario che lo ha portato a capitanare il classico gruppo rock americano da classifica che riempie gli stadi. Eppure il batterista del North Carolina ha continuato parallelamente a portare avanti progetti che, in qualche modo, sono un omaggio a quel diciassettenne che era parte della scena underground, dai Probot ai Them Crooked Vultures per non parlare delle collaborazioni con QOTSA, Melvins, Greg Ginn e la lista è lunga e impressionante.
Sonic Highways ricalca esattamente questo spirito. La serie in 8 puntate, prodotta dalla HBO, segue la registrazione del disco omonimo dei Foo Fighters. Ogni canzone in una città diversa. Questo espediente permette a Grohl di esplorare la tradizione musicale delle singole città ma anche di omaggiare i suoi eroi personali. Quindi a Washington si registrerà negli studios che hanno visto i Bad Brains esordire e la registrazione della maggior parte di dischi della Dischord records, a Los Angeles si registrerà nel mitico Rancho della luna, dove sono nate le Desert Sessions, a Chicago si lavorerà con Steve Albini.
Grohl rivela ad un’America che è abituata a vederlo fare il piacione nei video di MTV che alla base della sua personale epica musicale ci sono personaggi come Ian Mackaye, Steve Albini, Henry Rollins e gruppi come i Germs, i Fugazi , i kyuss. Sonic Highways propone una rilettura filologica della tradizione classica americana, il Country, il Rock, il Blues, arricchita dagli ultimi 30 anni di underground: il punk, lo stoner, il metal e così via.
Ogni puntata della serie diventa quindi un percorso di facce e musiche più o meno conosciute che però permettono di reinterpretare gli ultimi anni di musica rock a stelle e strisce in un’ottica nuova. Una specie di A People’s History of the United States del Rock’n’Roll. In quest’opera ambiziosa l’unico neo e che il pezzo finale di ogni puntata (che di fatti costituisce la scaletta dell’omonimo disco del 2014 dei Foo Fighters), risultato dell’esperienza e delle testimonianze dei musicisti, giornalisti e produttori intervistati, non è sempre all’altezza della situazione. Ma a Grohl possiamo perdonare questo piccolo difetto. Sonic Highways è una delle più interessanti serie televisive mai prodotte sulla musica. Imperdibile.

Sitcom e Commedie in tv: è sempre più crisi?

Gli ultimi due anni il compartimento sitcom americano ha fatto vittime eccellenti, sono state segate una dozzina almeno di serie tv comiche, The Crazy Ones, The Michael J. fox Show, Suburgatory,The Millers, Non fidarti della Stronza dell’Appartamento 23, Bad Judge, Selfie… Solo per nominare i progetti più importanti e con attori di un certo richiamo. Sotto la scure dei conti che non tornavano sono caduti personaggi come Michael J. Fox, Robin Williams, Beau Bridges, Kirsten Ritter, Karen Gillian e la lista continua.
Di certo il genere non è sottorappresentato nei palinsesti, ma alla abbuffata di qualche hanno fa, favorita dal successo di Two and a Half Men, Modern Family e The Big Bang Theory è seguita una seria dieta dimagrante che ha visto cadere ad uno ad uno la maggior parte dei tentativi di farci ridere.

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La situazione oggi è che, a parte i sopraccitati mostri sacri (TBBT su tutti, con ascolti inarrivabili che riescono a battere anche i talent popolarissimi in prime time) che però danno segni di stanchezza, non c’è tantissimo a ben vedere.
In seconda fila, molto più indietro e di qualità decisamente più dubbia abbiamo New Girl (il cui successo continua a perplimermi), 2 Broke Girls, Brooklyn Nine-Nine e pochi altri.
Per fortuna vi sono poi un paio di chicche come Community, Parks & Recreation e It’s Always Sunny in Philadelphia che però rimangono allo stato di cult e non sfondano presso il grande pubblico.

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Un discorso a parte andrebbe fatto per la tv britannica, le cui sitcom raramente hanno passato i confini d’albione con l’eccezione del gigante Ricky Gervais, che rimane di un altro pianeta, e gli sporadici remake (Shameless su tutti). Per l’Italia a parte il rimpianto Boris le cose più interessanti, o meglio quelle che non mi fanno venire voglia di ficcarmi due dita in gola e vomitare, sono di base sul web.
Qual’è il problema? Questi non sono tempi di crisi per la tv, anzi… Il pubblico dimostra di apprezzare sempre più prodotti complessi e stratificati. Eppure non è facile farlo ridere. Insomma sembra paradossalmente che la sfida delle sitcom, in mondo dove basta connettersi a Vine o Youtube per qualche risata facile, sarà sempre più complessa.
Chi guarda serie tv diviene sempre più sofisticato ed esigente, se qualche grande network non tirerà fuori dal cilindro un colpaccio alla Robinson, Friends, Seinfield o similia ci ritroveremo quindi a ridere un po’ meno davanti alla tv.

Le Streghe in TV: gioie e dolori

Qualche giorno fa sul blog TheMarySue, un sito dedicato al mondo dei fumetti, gaming e cultura pop, è apparso questo articolo dal titolo Television, Toil and Trouble: The Witches Of TV, che propone una serie di riflessioni sulla figura della strega nel mondo delle serie tv. L’articolo è sicuramente parziale e a tratti anche discutibile, ma è una preziosa occasione di riflessione sull’ennesimo approccio alla rappresentazione della figura femminile e relativi stereotipi. L’abbiamo tradotto per voi (si ringrazia Flavia Wolfrider per la traduzione).

Chiudete gli occhi e immaginate una strega. Probabilmente vedrete una di queste due immagini: una vecchia signora rugosa e rinsecchita vestita di nero o Willow Rosenberg. Le favole e un classico della letteratura, The Wonderful Wizard of Oz (1900), forniscono il modello di strega vecchia e secca che cavalca una scopa; il secondo stereotipo invece propone il modello di strega bella e buona, anche se il modello della strega cattiva è ancora molto diffuso nell’immaginario comune perché è così che le streghe sono state immaginate per secoli dalle masse. (Vi ricordate tutti della strega verde ottenuto con il technicolor della versione cinematografica de Il Mago di Oz).

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Papa Gregorio IX autorizzò l’esecuzione delle streghe nel 1200 e la loro sorte non è migliorata da allora. Paura e odio hanno portato con sè l’inevitabile associazione con le caratteristiche fisiche poco gradite.
Ora, se si va sul sito web Party City’s (un sito specializzato in abbigliamento e addobbi per Halloween) e si cerca la parola “strega” si trovano, tra le tante, la “Neon Witch”, la “Kandy Korn Witch” e la “Purple Carousel Witch”, tutti costumi proposti con un modello di donna giovane e in forma. Ora non sono qui a dire che è male proporre simili costumi, alcuni sono veramente carini anche se il nome sembra ridicolo, ma l’unica cosa che hanno in comune è un cappello a punta, e questo ci riporta alla domanda iniziale: come ci immaginiamo una strega?
Per la risposta mi rivolgo alla televisione. In questo articolo mi riferirò solo alle opere con personaggi in carne ed ossa di serie TV che appaiono in prima serata, perché se includessi le serie animate e i programmi per bambini il capmo sarebbe troppo vasto.
Le streghe erano “fiche” in TV nel 1964 con l’uscita delle serie “Bewitched” (Vita da Strega) e “The Addams Family” (La Famiglia Addams) derivate dalla popolarità del film Bell, Book and Candle (Una Strega in Paradiso). Questi erano tra i primi piccoli ritratti televisivi, ognuno dei quali cercava di scardinare l’assunto che le streghe vivono da sole nei loro castelli, proiettando le loro eroine nella vita domestica. “Bewitched” si è spinta oltre vestendo Samantha da casalinga e facendo sfatare la nozione del cappello a punta nell’episodio pilota dallo stesso personaggio principale.

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La madre di Samantha è anche lei una strega che, anche mantenendo uno standard televisivo di vecchio tipo, non si rifà all’immagine classica e stereotipata della strega.
Le donne con poteri magici hanno vissuto una specie di battuta d’arresto con l’episodio di Star Trek “Il Gatto Nero” del 1967. L’equipaggio visita un pianeta dove gli alieni usano la stregoneria per trasformarsi in cose che pensano facciano più paura agli umani. La prima cosa che fa paura è un trio di vecchie ghignanti che ricordano il Macbeth. Questo episodio di Halloween, andato in onda per la prima volta il 27 ottobre 1967, porta poi il nostro intrepido equipaggio in un castello da brividi abitato da un uomo e da una donna, entrambi adepti del controllo mentale. E’ la donna ad essere il vero cattivo della storia ed è definita strega, lei è anche la donna furba e sensuale che cambia aspetto per sedurre Kirk e che lo attacca quando lui la rifiuta e per finire si trasforma in una gatta gigante, uno dei tanti stereotipi di donne sensuali ma infide.

“Mistero in Galleria” ha prodotto, nel 1971, un episodio dal titolo “Witches’ Feast” che rigurgita il solito trio urlante di vecchie streghe dal naso adunco. Di fatto per un periodo la commedia supera il confine del personaggio tradizionale di strega rispetto alla fantascienza, e meno male!

Oggi, quando i fans del genere delle serie TV pensano alle streghe è più probabile che pensino a donne giovani che si possono incontrare quotidianamente, come Willow, il personaggio già citato di “Buffy the Vampire Slayer“, o le sorelle Halliwell di “Charmed” (Streghe), pensano a “Sabrina the Teenage Witch” (Sabrina, Vita da Strega), a Katrina di “Sleepy Hollow“, o per gli amanti della storia, ai personaggi di “Salem“. [l’autrice del pezzo dimentica Bonnie Bennett di “The Vampire Diaries”, a Davina Claire o Sophie Deveraux, di “The Originals” e penso che gli adolescenti e non solo oggi pensano subito a queste tre streghe ndt]. Serie come queste hanno notevolmente trasformato l’immaginario delle favole per bambini. Phoebe critica la rappresentazione della strega come “vecchia dal naso adunco” nella cultura di massa in un episodio di “Charmed” (Streghe) della terza stagione e Willow fa notare più di una volta quanto odia gli stereotipi delle streghe.

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Chiedere ad una persona moderna che aspetto ha una strega è come chiedere che aspetto ha una persona omosessuale: semplicemente hanno l’aspetto di persone. Ma nonostante il sentire comune moderno, è difficile ignorare che la maggior parte delle streghe della TV oggi ha dei canoni ben definiti per il loro aspetto fisico, tranne rare eccezioni, che le vogliono spudoratamente giovani, femmine, bianche [con l’eccezione delle streghe di The Vampire Diaries e di The Originals ndt], magre, eterosessuali (con le sole eccezioni di Willow e Tara) e sexy in modo convenzionale.

Quando ero giovane e mia madre si specchiava senza trucco esclamava: “Sembro una strega!”, allora strega era sinonimo di “brutta” e brutta a sua volta significava “cattiva”, non solo per le streghe, ma per tutti i personaggi della cultura di massa, specie per le donne. Le streghe come protagoniste, quelle con cui si suppone dobbiamo simpatizzare, devono essere belle. Allora abbiamo solo scambiato uno stereotipo con un altro?
Storicamente l’immagine della strega non era legata soltanto alla bruttezza ma anche alla vecchiaia. Nelle favole per bambini “vecchio” e “brutto” erano di fatto inseparabili. L’associazione con l’anzianità deriva dall’aspetto della triplice dea di anziana (befana). Giovane, Madre e Anziana sono i tre aspetti del divino femminino venerato da molti Neopagani e da altre pratiche spirituali basate sulla natura. L’anziana indica l’invecchiare, non come si intende spesso oggi nella sua accezione negativa, ma nella sua accezione di conoscenza e sapienza. L’energia dell’anziana ricorda il cambio autunnale delle foglie, la luna calante e la morte, ma non la cattiveria. La morte e l’anzianità possono spaventare noi miseri umani e vengono per questo catalogati come “male”.

Nella cultura popolare “anziana” è un termine relativo che significa spesso “più anziana dell’eroina”. (Margaret Hamilton aveva solo 37 anni quando ha recitato la parte della strega cattiva). Inoltre la televisione contemporanea ha un modo di schiacciare i tre aspetti, giovane, madre e anziana, in una stretta scala di età. In Once Upon a Time per esempio, la serie inizia con l’introdurre un trio: Emma, Biancaneve e la regina cattiva, e Biancaneve dice: “null’altro che una strega cattiva” la cui età spazia di non più di una decade grazie ad una maledizione che congela nel tempo alcuni personaggi.
Charmed (Streghe) rappresenta il trio con tre sorelle dove Prue incarna l’anziana, Piper, col suo carattere che dona sostegno, la madre e Phoebe con la sua caparbietà, la giovane. I ruoli diventano meno chiari con l’arrivo di Paige al posto di Prue.

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Più di recente “American Horror Story: Coven” spalma le età delle tre donne interconnesse in un continuum più ampio e associa anche l’età con la bellezza, una forza trainante per il personaggio dell’anziana Fiona Goode. Jessica Lange sembra stare molto bene a 65 anni ma il suo personaggio è molto più anziano, sempre in lotta in modo ossessivo con l’avanzare dell’età mediante l’uso di un siero non testato. Il suo personaggio può sembrare affascinante ma è più cattivo di quanto sembra perché è in realtà molto più vecchio di quanto sembra. Di nuovo: Anziano=brutto=malvagio.

Lafayette di True Blood è degno di nota anche se non è chiaramente definito come strega, ma è un medium che può usare la magia. E’ anche un nero gay e così abbatte diversi stereotipi in un colpo solo. Ci sono anche streghe maschi in The Vampire Diaries ma non seguo queste serie televisive pertanto sentitevi liberi di esprimere le vostre considerazioni in merito nello spazio dei commenti.

Il problema delle streghe nella fiction è molto più complicato di ciò che può sembrare perché le streghe esistono davvero al contrario di lupi mannari e vampiri, per esempio. Esistono delle persone che praticano l’Arte della magia e della stregoneria, o che seguono la religione della Wicca. Charmed (Streghe) ha provato a far conoscere l’esistenza di tali persone alle masse nell’episodio pilota dove vengono uccisi dei Wiccan. Questo episodio introduce a tutti gli spettatori la “Wiccan rede” e alla pronuncia corretta della parola “athame”, ma nonostante questo non c’è molto che esalti la diversità dato che le streghe reali esistono come diversi tipi di persone, di diverso peso, taglia, età, etnia e capacità. Rappresentare le streghe in modo così ristretto come si fa nella serie TV “Streghe” non è diverso dal rappresentare così ogni altro gruppo sociale.

Fool Me Once

Però almeno non esiste più un codice di abbigliamento. I cappelli conici sembrano essere diventati di moda per i praticanti dell’Europa occidentale medievale e sono diventati anche fonte di molte favole tradizionali e questo rende comprensibile l’immaginario che ne è seguito. Lo scorso Halloween, Slate ha scritto un articolo sulle possibili origini di questo tipo di cappello. Molte streghe di oggi comunque possono anche usare tuniche e cappelli conici nei rituali ma molto probabilmente non aspettano l’autobus vestiti così e perciò è un bene che molte streghe della TV si vestano con abiti ordinari da tutti i giorni. Per Halloween quindi sentitevi libere/i di vestirvi da strega Kandy Korn o da Elphaba o da qualsiasi altra cosa tra le due. Vestitevi come vi vestite per andare a lavorare e dite a tutti “sono una strega” perché nella realtà una strega può vestirsi come meglio lei o lui vuole!

Kristina scrive blog su pilota di serie TV e ha contribuito ad altre pubblicazioni su televisione, video giochi, musica e arte. Ha una laurea umanistica in sceneggiatura (writing performance) e twitta su “meek the geek”.

Flavia Wolfrider è un’artista, tatuatrice, musicista e studiosa delle antiche spiritualità. Gestisce il blog Gea-Draconia ed ha scritto diverse pubblicazioni sull’esoterismo, magia, archeologia, astrologia e vie spirituali. Qui potete trovare la sua pagina facebook.

 

 

Black Sails, la serie sui pirati finalmente in Italia

Arriva su AXN HD, il canale 122 di Sky dedicato ad un pubblico amante dell’azione, Black Sails, una serie evento in 8 episodi e in prima visione assoluta che, lunedì 22 settembre alle 21.00, inaugurerà la stagione autunnale del canale.

La serie, che vanta la produzione esecutiva di Michael Bay, porterà gli spettatori nel mondo dei pirati, che sono però rappresentati per la prima volta con grande realismo e crudezza.

Vincitrice agli Emmy® per gli effetti speciali e sound editing, è ambientata nel 1715, l’età d’oro della pirateria caraibica. L’ex colonia britannica dell’isola di New Providence è divenuta una terra senza legge, controllata da un manipolo di capitani fuorilegge che includono alcuni tra i pirati più famosi della storia. Il più temuto tra questi è il Capitano Flint (Toby Stephens – Die Another Day), un uomo mosso da ragioni profonde e intricate, che tradiscono un’indole romantica. Flint si allea con la bellissima Eleanor Guthrie (Hannah New – Maleficent), figlia del capo dei contrabbandieri locali, che deve la sua fortuna alla ricettazione del bottino dei pirati. Insieme escogitano un piano per impadronirsi del tesoro del secolo e impedire la riconquista della loro isola da parte di un impero che sta rialzando la testa. I loro piani sono contrastati da molti nemici: i capitani rivali, gelosi del potere di Flint; il padre di Eleanor, le cui ambizioni sull’isola sono in conflitto con quelle di sua figlia; e soprattutto John Silver (Luke Arnold – Broken Hill), un giovane marinaio reclutato nella ciurma di Flint.

Le vicende di Black Sails si svolgono 20 anni prima dei fatti narrati nel grande classico di Robert Louis Stevenson “L’Isola del Tesoro” ed è un dramma intenso e sofisticato, calibrato con sagace ironia, che porta una sorprendente freschezza in un genere classico.

Black Sails è una serie originale STARZ, creata da Jonathan Steinberg (Jericho, Human Target) e Robert Levine (Touch), e che vanta la prestigiosa firma di Michael Bay (Transformers, Armageddon, Pearl Harbor) fra i suoi produttori esecutivi.

Dello show è già stata prodotta una seconda stagione, che arriverà sempre su AXN HD in prima visione assoluta all’inizio del 2015.

Fonte: comunicato stampa

New Angeles con Keanu Reeves… praticamente Matrix in TV

La Slingshot Global Media sta sviluppando una serie fantascientifica intitolata New Angeles con protagonista Keanu Reeves e regista e produttore Roland Emmerich (Independence Day, Stargate, White House Down).
New Angeles sarà ambientata nel futuro e avrà come personaggio pricipale un uomo (Reeves) che sfugge alla realtà entrando in un eccitante mondo virtuale chiamato, appunto, New Angeles. Una volta in questo luogo, il protagonista assume una nuova identità, divenendo la prpersona che era destinato ad essere e risovendo um mistero che avrà concrete comseguenze sulla sua vita reale e la sua famiglia. Insomma quasi Matrix, non è che stiamo sfuazzando nell’originalità.
Bisogna sol vedere se Roland Emmerich, che ha in ballo un reboot di Stargate e poi un sequel di Independence Day, sarà disponibile a lavorare a pieno tempo su questo progetto.

Le serie TV sono i nuovi fumetti? (… e il nuovo cinema?)

Il fenomeno è ormai difficile da ignorare: Arrow, Flash, Constantine, Gotham, in preparazione abbiamo Supergirl (si spera che non abbia le fattezze anoressiche del fumetto) e il nuovo progetto Titans per quel che riguarda la DC, mentre abbiamo MARVEL Agents of SHIELD , Daredevil, Luke Cage e Agent Carter per la Marvel, per non parlare di altre serie tratte da fumetti pubblicati da altre case editrici minori, uno su tutti… the Walking Dead. La tv, che aveva incrociato le sue strade con i fumetti con moderazione in passato, ricordiamo gli storici Batman, Hulk e Wonder Woman e più recentemente Smallville, sta per essere invasa dagli eroi in costume che hanno accompagnato l’infanzia e in qualche caso anche l’adolescenza di alcuni di noi, anzi tale invasione è bella che incominciata.

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I FUMETTI AL CINEMA
Ma cosa è cambiato negli ultimi anni? Quali potrebbero essere le ragioni di questa scelta dei network di dare più spazio ai supereroi in tv?
I motivi potrebbero essere tanti, uno per cominciare è sicuramente il successo cinematografico sempre maggiore dei franchise come I Vendicatori, Iron Man, il consolidato Batman, X-Men, Thor, Capitan America, L’uomo Ragno ecc., che non solo hanno allargato l’audience di questo genere ma anche attratto attori, registi e sceneggiatori di una certa qualità, andando senza dubbio a migliorare il livello dei film di supereroi. Whedon, Nolan, Snyder sono solo alcuni esempi ma la lista è lunga.
La tendenza poi è stata di passare, al cinema, da semplici trilogie a veri e propri intrecci e crossover (Vendicatori, Thor, Capitan America) che addirittura si intersecano con le serie tv (Agents of SHIELD è un esempio classico), si utilizzano archi narrativi famosi (X-men Days of the Future Past) o in altri casi in veri e propri reboot, più o meno riusciti, come  nel caso de L’uomo Ragno o Superman.
Insomma anche in video si cominciano a sviluppare le stesse tecniche narrative che si sono sperimentate sulla carta stampata.

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BAMBINI CRESCIUTI
Forse l’anagrafica centra, molti degli attuali produttori e showrunner sono stati grandi consumatori di fumetti negli anni ’60 e ’70 e così come anche il segmento anagrafico che gli inserzionisti pubblicitari sembrano prediligere, ovvero i 40enni. L’altro segmento anagrafico è proprio quello degli adolescenti che, si sa, sono i destinatari ufficiali delle storie di eroi e eroine in costume. Raggiungere padri e figli con un unico prodotto utilizzando una studiata tempistica generazionale avrebbe senso. Tale eventuale strategia potrebbe giustificare l’invasione dei fumetti che la tv sta sperimentando e risponderebbe alla domanda perché tanti e perché proprio ora?

CONCENTRAZIONE EDITORIALE
Un’altra risposta a questa domanda potrebbe essere che proprio il successo cinematografico ha spinto investitori a credere in progetti che negli anni ’90 venivano accantonati. Disney e Warner hanno comprato praticamente il comprabile e possono fare soldi dal cinema, dal merchandising e dagli show che possono sia produrre che distribuire. Non sarà sfuggito a nessuno quell’enorme intreccio commerciale fra telefilm e fumetti e orgia consumistica che sono diventate le convention come il Comic-Con. Certo non vi è dubbio che stiamo anche vivendo una seconda età dell’oro delle serie tv e spesso le sceneggiature e i soggetti interessanti si fa fatica a trovarne. I fumetti sono una delle fonti narrative più ricche e variegate degli ultimi 50 anni, una vera e propria miniera di storie inesplorate, quindi… Battiamo il ferro finché è caldo e gratis per noi… sembrano pensare i pezzi grossi di Warner e Disney che possiedono i diritti dei personaggi.

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Un’ultima considerazione: in un mondo complesso diviene sempre più difficile narrare in un’ora e mezza o due una storia. Quindi le storie cominciano a strabordare, diventano ergodiche, rispondendo all’esigenza di attrarre pubblico che vuole essere intrattenuto in fretta ma può permettersi di approfondire tutto (vedi internet), in altre parole le serie tv stanno diventando sempre più dei lunghissimi film, perdendo la caratterizzazione episodica, mentre il cinema sta sempre più serializzandosi.
In quanto appassionati di telefilm, la cosa non ci dispiace, anzi la troviamo bella e interessante, speriamo solo che si evitino gli errori fatti nell’universo narrativo del fumetto, in cui un’eccessiva ricerca del cliffhanger, della vendita e della spettacolarizzazione hanno portato a confondere, intrecciare, uccidere e resuscitare, sdoppiare, multiversare all’eccesso, facendo perdere alle storie e ai personaggi la loro bellezza e interesse. Speriamo non sia così per gli show in tv e che riescano a imparare dagli errori del passato per regalarci altre belle storie nel futuro.

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