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Ecco le nomination ai Golden Globes per la tv del 2015

MIGLIOR SERIE – DRAMMA
Downton Abbey
House of Cards
Il Trono di Spade
The Affair
The Good Wife

MIGLIOR SERIE – COMEDY O MUSICAL
Girls
Jane the Virgin
Orange Is the New Black
Silicon Valley
Transparent

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE DRAMMATICA
Clive Owen, The Knick
Liev Schreiber, Ray Donovan
Kevin Spacey, House of Cards
James Spader, The Blacklist
Dominic West, The Affair

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE DRAMMATICA
Claire Danes, Homeland
Viola Davis, How to Get Away With Murder
Julianna Margulies, The Good Wife
Ruth Wilson, The Affair
Robin Wright, House of Cards

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE – COMEDY O MUSICAL
Louis C.K., Louie
Don Cheadle, House of Lies
Ricky Gervais, Derek
William H. Macy, Shameless
Jeffrey Tambor, Transparent

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE – COMEDY O MUSICAL
Lena Dunham, Girls
Edie Falco, Nurse Jackie
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Gina Rodriguez, Jane the Virgin
Taylor Schilling, Orange Is the New Black

MIGLIOR MINISERIE O FILM TV
Fargo
Olive Kitteridge
The Missing
The Normal Heart
True Detective

MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE O FILM TV
Martin Freeman, Fargo
Woody Harrelson, True Detective
Matthew McConaughey, True Detective
Mark Ruffalo, The Normal Heart
Billy Bob Thornton, Fargo

MIGLIOR ATTRICE IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Maggie Gyllenhaal, The Honorable Woman
Jessica Lange, American Horror Story: Freak Show
Frances McDormand, Olive Kitteridge
Frances O’Connor, The Missing
Allison Tolman, Fargo

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE, MINISERIE O FILM PER LA TV
Matt Bomer, The Normal Heart
Alan Cumming, The Good Wife
Colin Hanks, Fargo
Bill Murray, Olive Kitteridge
Jon Voight, Ray Donovan

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE, MINISERIE O FILM TV
Uzo Aduba, Orange Is the New Black
Kathy Bates, American Horror Story: Freak Show
Joanne Froggatt, Downton Abbey
Allison Janey, Mom
Michelle Monaghan, True Detective

Morto Ken Weatherwax – Pugsley della Famiglia Addams

Ken Weatherwax, l’attore che interpretò il piccolo Pugsley Addams nella serie tv degli anni ‘60 è morto all’età di 59 anni per un attacco cardiaco.

Weatherwax veniva da una famiglia di attori consumati e piuttosto influenti negli anni ’50. La zia era Ruby Keeler e suo fratello aveva girato le prime tre stagioni di Lassie. Nella vita, dopo la Famiglia Addams, Ken si arruolò nell’esercito e, tornato civile, fece qualche doppiaggio un po’ di pubblicità e lavorò come cameraman. Saltava fuori qui e lì alle convention o alle premier horror di film di serie B.

Si sarebbe meritato di più, se non come attore, almeno come simbolo di una dei più importanti franchise dell’orrore in tv.
RIP Pugsley.
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Umorismo nero e leggerezza: l'uomo dietro la Famiglia Addams

La scena televisiva americana degli anni ’60 doveva essere un’interessante crogiolo di menti tanto geniali quanto eccentriche, una di queste apparteneva al creatore dei personaggi della celeberrima famiglia Addams:Charles Addams, un uomo tanto bizzarro quanto i persoanggi che disegnava.

Fumettista di punta del New Yorker dal 1930 al 1980, Charles Addams praticamente inventò l’umorismo nero in America. I suoi fumetti trovarono la vena comica che è all’incrocio tra il bizzarro e il quotidiano, con le persone comuni che rivelano tendenze ad un cupo esotico. Nel corso della sua vita, Addams ha illustrato 68 copertine per il New Yorker e ha contribuito a più di 1300 fumetti per la rivista, che ispirarono tutti, dal fumettista Far Side di Gary Larson al regista Tim Burton. Se le storie di scrittori come Dorothy Parker, Ogden Nash, e John Cheever sono la linfa vitale del New Yorker, i disegni di Addams ne sono stati il suo spirito.

La più famosa creazione di Charles Addams, La Famiglia Addams, rifletteva i valori americani in uno specchio deformante, mostrandone la paranoia, il buio ma anche la dolcezza della vita suburbana. La Famiglia Addams ha dato vita a due serie televisive, due cartoni animati, e due film di successo e le reincarnazioni continuano ad arrivare. In questo momento, c’è un musical del cartone animato a Broadway, e Tim Burton è in procinto di dirigerne una nuova versione cinematografica. Ma per quanto raccapriccianti, eccentrici, misteriosi e inquietanti i personaggi siano, non sono nulla a confronto di Charles Addams  stesso.

Nel suo periodo di massimo splendore, Charles Addams era una celebrità, il tipo di persona che tutti volevano conoscere. Alfred Hitchcock compì un pellegrinaggio fino alla porta di casa Addams, solo per cogliere uno scorcio del personaggio nel suo habitat naturale. Le leggende urbane vogliono che il disegnatore fosse un paziente abituale dei manicomi di New York, e che preferiva che i suoi martini fossero guarnite con bulbi oculari. E mentre molte delle storie di Addams erano sicuramente esagerate, non c’è dubbio che l’uomo aveva un debole per il particolare. Invece di un tavolino da caffè standard Addams usava un tavolo di imbalsamazione dell’era della guerra civile. Possedeva anche una collezione di antiche balestre sopra il suo divano e usava la pietra tombale di una giovane ragazza (“La Piccola Sarah,di soli tre anni”) come una tavolino per i suoi cocktail.

UN INFANZIA… FELICE

Con stranezze del genere, non si sarebbe immaginato che l’artista aveva avuto un’educazione del tutto normale. Charles Addams nacque il 7 GENNAIO 1912, a Westfield, New Jersey, l’unico figlio di un venditore di pianoforti. Era un bambino sorridente che si trasformò in un ragazzo sorridente,  amato con indulgenza dai suoi genitori e ben voluto dai suoi amici e compagni di classe. “So che sarebbe più interessante, forse, se avessi una terribile infanzia, incatenato a una trave di ferro e nutrito con cibo per cani tutti i giorni,” Addams una volta disse a un intervistatore. “Sono una di quelle strane persone che effettivamente hanno avuto un’infanzia felice.”

Eppure, il fascino Addams per il macabro iniziò presto nella vita. Fin da bambino, amava visitare i cimiteri. All’età di 8 anni, fu preso dalla polizia per aver fatto irruzione in una particolarmente spaventosa villa vittoriana vicino a casa sua. E quando l’America entrò nella prima guerra mondiale, Addams cominciò a disegnare immagini del Kaiser Guglielmo II accoltellato, sparato, investito da un treno, o bollito in olio.

NEW YORK

Il destino voleva che, mentre Addams era al liceo, il suo futuro datore di lavoro cominciava ad emergere. Il New Yorker pubblicò il suo primo volume nel 1925. All’inizio si presentava come una rivista settimanale dall’umorismo sofisticato, grazie soprattutto a illustrazioni e fumetti dai disegni eleganti. I sagaci fumetti divennero ben presto il segno distintivo della rivista, e Addams capì che voleva lavorare lì dal momento in cui ne vide la prima volta una copia.

Dopo il liceo, Addams si iscrisse a diversi college in cerca di un buon programma di arte. Alla fine si ritrovò alla Grand Central School of Art, arroccata in cima al Grand Central Terminal di Manhattan. Era ancora uno studente quando vendette la sua prima vignetta al New Yorker -un disegno non firmata di un lavavetri sospeso su un grattacielo. Era il 6 febbraio 1932 e Addams si beccò un assegno di $ 7,50.

Non era abbastanza per pagare le bollette, così Addams si procurò un lavoro di ritocco di raccapriccianti foto di scene del crimine per la rivista True Detective. Non era un lavoro glamour, ma permise all’artista di affinare il mestiere e il suo stile. Usando una tecnica di delicata sfumatura dell’inchiostro, Addams scoprì l’oro fumettistico al crocevia fra il morboso e il mondano, evidenziando allo stesso tempo la magia e l’orrore della vita di tutti i giorni. Nel mondo di Addams, un uomo apre il suo paracadute per scoprire che è stato fatto a maglia da sua moglie, e due amanti si fanno coccole al chiaro di luna sulle rive di uno stagno da cui spunta una pinna di squalo. In uno delle sue più famose strisce, una folla osserva un polpo trascinare un uomo sfortunato in un tombino. Un passante dice al suo amico: “Non ci vuole molto per raggruppare una folla a New York.”

Nel 1940, Addams era diventato un habitué del New Yorker, ciò gli permise di lasciare True Detective e concentrarsi a tempo pieno sui suoi disegni. Nello stesso anno, pubblicò il fumetto che avrebbe fatto di lui uno degli artisti più pagati e più utilizzati della rivista. In esso, uno sciatore lascia dietro di sé una serie di tracce che indicano che è appena passato attraverso un albero, invece di aver girato intorno ad esso. Il New Yorker dovette far fronte a più richieste di ristampa di quella immagine di ogni altra vignetta quell’anno. Due mesi dopo “Lo Sciatore”, Addams ricevette una lettera da una psicologa dell’Illinois, che gli disse che aveva usato l’immagine per determinare l’intelligenza degli adulti mentalmente disabili. Il dottore chiedeva ai suoi pazienti perché l’immagine era divertente, e se non lo capivano, lei determinava che la loro intelligenza era inferiore a quella di un bambino di 9 anni. Nel corso degli anni successivi, “Lo Sciatore” fu imitato e plagiato inesorabilmente. La gag fu anche utilizzata sul grande schermo nel film di Gianni e Pinotto del 1943 Avventura in Montagna.

SCIUPAFEMMINE

Man mano che la fama di Charles Addams continuò a crescere anche la sua vita sociale cambiò. Sviluppò rapidamente una reputazione di uomo di mondo, era risaputo che passava le serate fino a tarda notte nei migliori bar in compagnia di belle donne. Ma nel 1942, Addams incontrò una compaesana di Westfield di nome Barbara Day. Una donna statuaria con i capelli neri e la pelle pallida, Day sembrava molto simile a Morticia Addams, la matriarca dei suoi fumetti sulla famiglia Addams. Addams aveva disegnato Morticia per la prima volta quattro anni prima, così in Barbara aveva letteralmente trovato la donna dei suoi sogni. In poco tempo, la coppia si fidanzò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nello stesso anno, Addams fu richiamato dall’esercito per prestare servizio nella seconda guerra mondiale. Fu assegnato al Corpo d’Armata Comunicazioni, il gruppo responsabile per la produzione di film e manifesti di propaganda, in cui si trovò circondato da artisti, sceneggiatori e colleghi fumettisti. Alla fine, la guerra fece ben poco per ostacolare la carriera di Addams, anzi. Intanto continuò a lavorare per il New Yorker, così come per altre riviste e agenzie pubblicitarie, trovando anche il tempo di vedere Barbara. Prima della fine della guerra, Addams e Day erano sposati, e il suo lavoro veniva mostrato al Metropolitan Museum of Art.

Addams e sua moglie cominciarono ben presto a vivere la vita glamour. Comprarono costose auto sportive, posavano per le illustrazioni dell’ Harper Bazaar e davano il tipo di feste di cui tutti parlavano. Troppe feste, forse. Dopo otto anni di matrimonio, la coppia si divise. Lei voleva i bambini, lui no. Essenzialmente lui stesso un bambino, Addams era reticente a diventare padre. Inoltre, la sua tendenza ad essere un donnaiolo non si era fermata all’altare.

Focus sulla Famiglia

Mentre il matrimonio di Addams andava spegnendosi nella vita reale, la sua striscia a fumetti sulla famiglia si stava espandendo. Morticia era entrata nel mondo nel 1938. Quattro anni più tardi, aveva ottenuto un marito, Gomez, un uomo tozzo e brutto con un naso schiacciato. Gomez era una dichiarazione politica; Addams, un devoto democratico, aveva basato il personaggio su Thomas E. Dewey futuro governatore repubblicano di New York.

La famiglia Addams aggiungeva un figlio, Pugsley, l’anno successivo, che veniva presentato nell’atto di costruire una bara per un compito in classe. La figlia Mercoledì arrivò subito dopo, presentata nel tentativo di avvelenare il fratello. L’ultimo a prendere il suo posto fu lo zio Fester, che apparve la prima volta nei panni di un sinistro uomo calvo tra il pubblico di una sala cinematografica, Fester rideva mentre tutti intorno a lui piangevano. Zio Fester, Addams poi rivelò, fu il personaggio al quale più l’autore si sentiva legato.

Sulla pagina, i personaggi della famiglia Addams erano nettamente peggiori rispetto ai loro omologhi televisivi. In un disegno di Natale del  New Yorker del 1946, la famiglia si vede sul tetto del suo palazzo vittoriano fatiscente, intenta a rovesciare una pentola di olio bollente sui gruppi di cantanti di inni natalizi di sotto. I lettori amarono così tanto la vignetta che questa fu stampata su delle cartoline di Natale.

Nel 1950, La Famiglia Addams era diventata così popolare che aveva generato una linea di merchandising, tra cui sciarpe di seta e stoviglie. Ma stranamente, i personaggi non ebbero nomi fino al 1963, quando la serie fu trasformata in uno show televisivo. Nella fretta di nominarli, Addams stava per chiamare Pugsley, Pubert (“Pubertà”), ma all’ultimo momento decise che il nome era troppo rozzo.

La transizione de La famiglia Addams in TV non fu facile. In realtà, stava per non accadere affatto a causa della seconda moglie di Addams, Barbara ‘Barb’. Addams e Barb si erano sposati nel 1954, e il matrimonio era stato un disastro fin dall’inizio. L’attrazione era chiara: Barb sembrava ancora più simile a Morticia di Barbara Day. (Aveva anche fatto una plastica al naso per assomigliare al personaggio). Ma si trattava di una donna instabile e aggressiva che una volta aggredì il marito con una lancia africana. Era anche un avvocato e utilizzò le sue competenze giuridiche per costringere Addams a cedere i diritti di molti dei suoi fumetti. La coppia divorziò due anni dopo il loro matrimonio, Barb aveva però il controllo completo dei diritti della famiglia Addams e mise in fase di stallo la produzione nello show televisivo fino a quando i produttori concordarono di darle più soldi.

Quando la serie finalmente debuttò sulla ABC nel 1964, Charles Addams non era fra i fan. Amava la sigla, ma si lamentava che la famiglia non era “malvagia neanche la metà” dei suoi personaggi originali. Eppure, il pubblico americano la adorò, e il programma portò un nuovo livello di fama e fortuna a Addams. Generando altro merchandise, tra cui gomma da masticare e giochi da tavolo.

Nonostante il suo successo commerciale, La famiglia Addams fu improvvisamente cancellata nel 1966. Improvvisamente, Addams si trovò senza una parte significativa del suo reddito. In quel periodo Addams usciva con Jackie Kennedy che però lo lasciò proprio con l’interruzione dello show. A peggiorare le cose, La famiglia Addams era anche sparita dalle pagine del New Yorker. Gli editori avevano deciso che una volta che la famiglia era in televisione, non poteva più essere in stampa. Addams mantenne Gomez e compagnia vivi attraverso varie campagne pubblicitarie, ma come un biografo ha affermato, rimase profondamente amareggiato nei confronti della rivista per l’aver rinnegato la sua famiglia.

LA MORTE

 

 

 

 

 

 

 

Fino agli anni ’80, Addams continuò a guadagnare come artista freelance, vendendo il suo lavoro per riviste e gallerie. Anche dopo cinque decenni di fumetti la sua mano non dava segno di rallentamento. Ancora amava, pur non guidandole più, le macchine veloci e ancora amava la compagnia delle belle donne. Nel 1980 sposò la sua fidanzata di lunga data, Marilyn “Tee” Miller. Il matrimonio si tenne in un cimitero degli animali, dove la sposa era vestita di nero, così come le damigelle.

Charles Addams morì il 29 settembre del 1988, all’età di 76 per un attacco di cuore mentre era seduto nella sua auto parcheggiata. Sua moglie ha detto al New York Times, “E ‘sempre stato un appassionato di auto, quindi è stato un bel modo di andarsene.”

Naturalmente, questo non fu certo la fine per Addams. I suoi cartoni animati vivono, in gran parte perché attingono a qualcosa di profondo nella psiche americana. Le persone si identificavano e ancora lo fanno al fascino di Addams per il lato oscuro dell’umanità. Come ha scritto la sua biografa Linda Davis, “I suoi cartoni animati, a differenza di quelli di tanti altri fumettisti, erano per la maggior parte senza tempo e trattavano temi universali. Sono ancora divertenti oggi; li capiamo ancora oggi. “Infatti, Addams si ispirò alle sue paure- paura del matrimonio, i timori sull’alienazione, paura della morte, per mostrarci che nell lato oscuro della vita, c’è la luce, o per lo meno, la leggerezza.

Tradotto da: Light Heart, Dark Humor…

Le Streghe in TV: gioie e dolori

Qualche giorno fa sul blog TheMarySue, un sito dedicato al mondo dei fumetti, gaming e cultura pop, è apparso questo articolo dal titolo Television, Toil and Trouble: The Witches Of TV, che propone una serie di riflessioni sulla figura della strega nel mondo delle serie tv. L’articolo è sicuramente parziale e a tratti anche discutibile, ma è una preziosa occasione di riflessione sull’ennesimo approccio alla rappresentazione della figura femminile e relativi stereotipi. L’abbiamo tradotto per voi (si ringrazia Flavia Wolfrider per la traduzione).

Chiudete gli occhi e immaginate una strega. Probabilmente vedrete una di queste due immagini: una vecchia signora rugosa e rinsecchita vestita di nero o Willow Rosenberg. Le favole e un classico della letteratura, The Wonderful Wizard of Oz (1900), forniscono il modello di strega vecchia e secca che cavalca una scopa; il secondo stereotipo invece propone il modello di strega bella e buona, anche se il modello della strega cattiva è ancora molto diffuso nell’immaginario comune perché è così che le streghe sono state immaginate per secoli dalle masse. (Vi ricordate tutti della strega verde ottenuto con il technicolor della versione cinematografica de Il Mago di Oz).

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Papa Gregorio IX autorizzò l’esecuzione delle streghe nel 1200 e la loro sorte non è migliorata da allora. Paura e odio hanno portato con sè l’inevitabile associazione con le caratteristiche fisiche poco gradite.
Ora, se si va sul sito web Party City’s (un sito specializzato in abbigliamento e addobbi per Halloween) e si cerca la parola “strega” si trovano, tra le tante, la “Neon Witch”, la “Kandy Korn Witch” e la “Purple Carousel Witch”, tutti costumi proposti con un modello di donna giovane e in forma. Ora non sono qui a dire che è male proporre simili costumi, alcuni sono veramente carini anche se il nome sembra ridicolo, ma l’unica cosa che hanno in comune è un cappello a punta, e questo ci riporta alla domanda iniziale: come ci immaginiamo una strega?
Per la risposta mi rivolgo alla televisione. In questo articolo mi riferirò solo alle opere con personaggi in carne ed ossa di serie TV che appaiono in prima serata, perché se includessi le serie animate e i programmi per bambini il capmo sarebbe troppo vasto.
Le streghe erano “fiche” in TV nel 1964 con l’uscita delle serie “Bewitched” (Vita da Strega) e “The Addams Family” (La Famiglia Addams) derivate dalla popolarità del film Bell, Book and Candle (Una Strega in Paradiso). Questi erano tra i primi piccoli ritratti televisivi, ognuno dei quali cercava di scardinare l’assunto che le streghe vivono da sole nei loro castelli, proiettando le loro eroine nella vita domestica. “Bewitched” si è spinta oltre vestendo Samantha da casalinga e facendo sfatare la nozione del cappello a punta nell’episodio pilota dallo stesso personaggio principale.

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La madre di Samantha è anche lei una strega che, anche mantenendo uno standard televisivo di vecchio tipo, non si rifà all’immagine classica e stereotipata della strega.
Le donne con poteri magici hanno vissuto una specie di battuta d’arresto con l’episodio di Star Trek “Il Gatto Nero” del 1967. L’equipaggio visita un pianeta dove gli alieni usano la stregoneria per trasformarsi in cose che pensano facciano più paura agli umani. La prima cosa che fa paura è un trio di vecchie ghignanti che ricordano il Macbeth. Questo episodio di Halloween, andato in onda per la prima volta il 27 ottobre 1967, porta poi il nostro intrepido equipaggio in un castello da brividi abitato da un uomo e da una donna, entrambi adepti del controllo mentale. E’ la donna ad essere il vero cattivo della storia ed è definita strega, lei è anche la donna furba e sensuale che cambia aspetto per sedurre Kirk e che lo attacca quando lui la rifiuta e per finire si trasforma in una gatta gigante, uno dei tanti stereotipi di donne sensuali ma infide.

“Mistero in Galleria” ha prodotto, nel 1971, un episodio dal titolo “Witches’ Feast” che rigurgita il solito trio urlante di vecchie streghe dal naso adunco. Di fatto per un periodo la commedia supera il confine del personaggio tradizionale di strega rispetto alla fantascienza, e meno male!

Oggi, quando i fans del genere delle serie TV pensano alle streghe è più probabile che pensino a donne giovani che si possono incontrare quotidianamente, come Willow, il personaggio già citato di “Buffy the Vampire Slayer“, o le sorelle Halliwell di “Charmed” (Streghe), pensano a “Sabrina the Teenage Witch” (Sabrina, Vita da Strega), a Katrina di “Sleepy Hollow“, o per gli amanti della storia, ai personaggi di “Salem“. [l’autrice del pezzo dimentica Bonnie Bennett di “The Vampire Diaries”, a Davina Claire o Sophie Deveraux, di “The Originals” e penso che gli adolescenti e non solo oggi pensano subito a queste tre streghe ndt]. Serie come queste hanno notevolmente trasformato l’immaginario delle favole per bambini. Phoebe critica la rappresentazione della strega come “vecchia dal naso adunco” nella cultura di massa in un episodio di “Charmed” (Streghe) della terza stagione e Willow fa notare più di una volta quanto odia gli stereotipi delle streghe.

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Chiedere ad una persona moderna che aspetto ha una strega è come chiedere che aspetto ha una persona omosessuale: semplicemente hanno l’aspetto di persone. Ma nonostante il sentire comune moderno, è difficile ignorare che la maggior parte delle streghe della TV oggi ha dei canoni ben definiti per il loro aspetto fisico, tranne rare eccezioni, che le vogliono spudoratamente giovani, femmine, bianche [con l’eccezione delle streghe di The Vampire Diaries e di The Originals ndt], magre, eterosessuali (con le sole eccezioni di Willow e Tara) e sexy in modo convenzionale.

Quando ero giovane e mia madre si specchiava senza trucco esclamava: “Sembro una strega!”, allora strega era sinonimo di “brutta” e brutta a sua volta significava “cattiva”, non solo per le streghe, ma per tutti i personaggi della cultura di massa, specie per le donne. Le streghe come protagoniste, quelle con cui si suppone dobbiamo simpatizzare, devono essere belle. Allora abbiamo solo scambiato uno stereotipo con un altro?
Storicamente l’immagine della strega non era legata soltanto alla bruttezza ma anche alla vecchiaia. Nelle favole per bambini “vecchio” e “brutto” erano di fatto inseparabili. L’associazione con l’anzianità deriva dall’aspetto della triplice dea di anziana (befana). Giovane, Madre e Anziana sono i tre aspetti del divino femminino venerato da molti Neopagani e da altre pratiche spirituali basate sulla natura. L’anziana indica l’invecchiare, non come si intende spesso oggi nella sua accezione negativa, ma nella sua accezione di conoscenza e sapienza. L’energia dell’anziana ricorda il cambio autunnale delle foglie, la luna calante e la morte, ma non la cattiveria. La morte e l’anzianità possono spaventare noi miseri umani e vengono per questo catalogati come “male”.

Nella cultura popolare “anziana” è un termine relativo che significa spesso “più anziana dell’eroina”. (Margaret Hamilton aveva solo 37 anni quando ha recitato la parte della strega cattiva). Inoltre la televisione contemporanea ha un modo di schiacciare i tre aspetti, giovane, madre e anziana, in una stretta scala di età. In Once Upon a Time per esempio, la serie inizia con l’introdurre un trio: Emma, Biancaneve e la regina cattiva, e Biancaneve dice: “null’altro che una strega cattiva” la cui età spazia di non più di una decade grazie ad una maledizione che congela nel tempo alcuni personaggi.
Charmed (Streghe) rappresenta il trio con tre sorelle dove Prue incarna l’anziana, Piper, col suo carattere che dona sostegno, la madre e Phoebe con la sua caparbietà, la giovane. I ruoli diventano meno chiari con l’arrivo di Paige al posto di Prue.

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Più di recente “American Horror Story: Coven” spalma le età delle tre donne interconnesse in un continuum più ampio e associa anche l’età con la bellezza, una forza trainante per il personaggio dell’anziana Fiona Goode. Jessica Lange sembra stare molto bene a 65 anni ma il suo personaggio è molto più anziano, sempre in lotta in modo ossessivo con l’avanzare dell’età mediante l’uso di un siero non testato. Il suo personaggio può sembrare affascinante ma è più cattivo di quanto sembra perché è in realtà molto più vecchio di quanto sembra. Di nuovo: Anziano=brutto=malvagio.

Lafayette di True Blood è degno di nota anche se non è chiaramente definito come strega, ma è un medium che può usare la magia. E’ anche un nero gay e così abbatte diversi stereotipi in un colpo solo. Ci sono anche streghe maschi in The Vampire Diaries ma non seguo queste serie televisive pertanto sentitevi liberi di esprimere le vostre considerazioni in merito nello spazio dei commenti.

Il problema delle streghe nella fiction è molto più complicato di ciò che può sembrare perché le streghe esistono davvero al contrario di lupi mannari e vampiri, per esempio. Esistono delle persone che praticano l’Arte della magia e della stregoneria, o che seguono la religione della Wicca. Charmed (Streghe) ha provato a far conoscere l’esistenza di tali persone alle masse nell’episodio pilota dove vengono uccisi dei Wiccan. Questo episodio introduce a tutti gli spettatori la “Wiccan rede” e alla pronuncia corretta della parola “athame”, ma nonostante questo non c’è molto che esalti la diversità dato che le streghe reali esistono come diversi tipi di persone, di diverso peso, taglia, età, etnia e capacità. Rappresentare le streghe in modo così ristretto come si fa nella serie TV “Streghe” non è diverso dal rappresentare così ogni altro gruppo sociale.

Fool Me Once

Però almeno non esiste più un codice di abbigliamento. I cappelli conici sembrano essere diventati di moda per i praticanti dell’Europa occidentale medievale e sono diventati anche fonte di molte favole tradizionali e questo rende comprensibile l’immaginario che ne è seguito. Lo scorso Halloween, Slate ha scritto un articolo sulle possibili origini di questo tipo di cappello. Molte streghe di oggi comunque possono anche usare tuniche e cappelli conici nei rituali ma molto probabilmente non aspettano l’autobus vestiti così e perciò è un bene che molte streghe della TV si vestano con abiti ordinari da tutti i giorni. Per Halloween quindi sentitevi libere/i di vestirvi da strega Kandy Korn o da Elphaba o da qualsiasi altra cosa tra le due. Vestitevi come vi vestite per andare a lavorare e dite a tutti “sono una strega” perché nella realtà una strega può vestirsi come meglio lei o lui vuole!

Kristina scrive blog su pilota di serie TV e ha contribuito ad altre pubblicazioni su televisione, video giochi, musica e arte. Ha una laurea umanistica in sceneggiatura (writing performance) e twitta su “meek the geek”.

Flavia Wolfrider è un’artista, tatuatrice, musicista e studiosa delle antiche spiritualità. Gestisce il blog Gea-Draconia ed ha scritto diverse pubblicazioni sull’esoterismo, magia, archeologia, astrologia e vie spirituali. Qui potete trovare la sua pagina facebook.

 

 

Lucca Comics e serie tv: qualcosa sta cambiando?

Molti miei amici appassionati di fumetti e serie tv , hanno sempre lamentato l’assenza in Italia di qualcosa anche lontanamente paragonabile ai vari Comic-Con americani, soprattutto quello più celebre di San Diego, diventato con il passare degli anni una vera e propria tappa obbligata di attori e produzioni di serie tv d’oltreoceano, tanto da vedere alcune serie (come per esempio Sons of Anarchy) produrre dei fumetti ispirati allo show in modo da poter imbucarsi come panel.

In Italia, i nostri vari appuntamenti simili (che poi sono Lucca Comics and Games e Romics) sono ancora saldamente legati al mondo dei fumetti (manga e italiani principalmente) e poco agli show televisivi. Ma qualcosa sta cambiando. È giunto qualche giorno fa in redazione un invito ad un incontro ad un panel su Continuum che si terrà durante il Lucca Comics il primo novembre alle ore 12.00 con un momento dedicato ai fan dello show, che potranno incontrare Victor Webster, il Detective Carlos Fonnegra nella serie, presso l’auditorium San Giuseppe per una sessione di autografi e photo opportunity. Alle 15.00 presso il Cinema Centrale avrà luogo poi l’anteprima assoluta della terza stagione di Continuum, introdotta dallo stesso Webster, che infine incontrerà la stampa alle 16.30 presso Palazzo Orsetti.

Non è la prima volta che la manifestazione toscana si occupa di serie tv e film per “fanboy”, anche quest’anno ci saranno panels dedicati a Gotham e al film Guardians of the Galaxy che ha sbaragliato i botteghini a stelle e strisce ma che in Italia è inspiegabilmente arrivato in sordina, come se non fosse una megaproduzione Marvel (mah… poi fra 10 anni lo definiranno film cult in qualche programma in terza serata).

Quest’anno però, anche grazie all’interessamento del canale AXN  che trasmette Continuum in esclusiva, avremo un vero e proprio panel con tanto di attore di una serie tv sci-fi e “meet and greet” con i fan. Certo, con tutto il rispetto, Webster non è Tricia Helfer, ma è un buon inizio, magari se siamo fortunati gli anni prossimi questi eventi si moltiplicheranno e potremmo anche noi avere un piccolo Comic-Con nazionale.

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Le serie TV sono i nuovi fumetti? (… e il nuovo cinema?)

Il fenomeno è ormai difficile da ignorare: Arrow, Flash, Constantine, Gotham, in preparazione abbiamo Supergirl (si spera che non abbia le fattezze anoressiche del fumetto) e il nuovo progetto Titans per quel che riguarda la DC, mentre abbiamo MARVEL Agents of SHIELD , Daredevil, Luke Cage e Agent Carter per la Marvel, per non parlare di altre serie tratte da fumetti pubblicati da altre case editrici minori, uno su tutti… the Walking Dead. La tv, che aveva incrociato le sue strade con i fumetti con moderazione in passato, ricordiamo gli storici Batman, Hulk e Wonder Woman e più recentemente Smallville, sta per essere invasa dagli eroi in costume che hanno accompagnato l’infanzia e in qualche caso anche l’adolescenza di alcuni di noi, anzi tale invasione è bella che incominciata.

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I FUMETTI AL CINEMA
Ma cosa è cambiato negli ultimi anni? Quali potrebbero essere le ragioni di questa scelta dei network di dare più spazio ai supereroi in tv?
I motivi potrebbero essere tanti, uno per cominciare è sicuramente il successo cinematografico sempre maggiore dei franchise come I Vendicatori, Iron Man, il consolidato Batman, X-Men, Thor, Capitan America, L’uomo Ragno ecc., che non solo hanno allargato l’audience di questo genere ma anche attratto attori, registi e sceneggiatori di una certa qualità, andando senza dubbio a migliorare il livello dei film di supereroi. Whedon, Nolan, Snyder sono solo alcuni esempi ma la lista è lunga.
La tendenza poi è stata di passare, al cinema, da semplici trilogie a veri e propri intrecci e crossover (Vendicatori, Thor, Capitan America) che addirittura si intersecano con le serie tv (Agents of SHIELD è un esempio classico), si utilizzano archi narrativi famosi (X-men Days of the Future Past) o in altri casi in veri e propri reboot, più o meno riusciti, come  nel caso de L’uomo Ragno o Superman.
Insomma anche in video si cominciano a sviluppare le stesse tecniche narrative che si sono sperimentate sulla carta stampata.

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BAMBINI CRESCIUTI
Forse l’anagrafica centra, molti degli attuali produttori e showrunner sono stati grandi consumatori di fumetti negli anni ’60 e ’70 e così come anche il segmento anagrafico che gli inserzionisti pubblicitari sembrano prediligere, ovvero i 40enni. L’altro segmento anagrafico è proprio quello degli adolescenti che, si sa, sono i destinatari ufficiali delle storie di eroi e eroine in costume. Raggiungere padri e figli con un unico prodotto utilizzando una studiata tempistica generazionale avrebbe senso. Tale eventuale strategia potrebbe giustificare l’invasione dei fumetti che la tv sta sperimentando e risponderebbe alla domanda perché tanti e perché proprio ora?

CONCENTRAZIONE EDITORIALE
Un’altra risposta a questa domanda potrebbe essere che proprio il successo cinematografico ha spinto investitori a credere in progetti che negli anni ’90 venivano accantonati. Disney e Warner hanno comprato praticamente il comprabile e possono fare soldi dal cinema, dal merchandising e dagli show che possono sia produrre che distribuire. Non sarà sfuggito a nessuno quell’enorme intreccio commerciale fra telefilm e fumetti e orgia consumistica che sono diventate le convention come il Comic-Con. Certo non vi è dubbio che stiamo anche vivendo una seconda età dell’oro delle serie tv e spesso le sceneggiature e i soggetti interessanti si fa fatica a trovarne. I fumetti sono una delle fonti narrative più ricche e variegate degli ultimi 50 anni, una vera e propria miniera di storie inesplorate, quindi… Battiamo il ferro finché è caldo e gratis per noi… sembrano pensare i pezzi grossi di Warner e Disney che possiedono i diritti dei personaggi.

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Un’ultima considerazione: in un mondo complesso diviene sempre più difficile narrare in un’ora e mezza o due una storia. Quindi le storie cominciano a strabordare, diventano ergodiche, rispondendo all’esigenza di attrarre pubblico che vuole essere intrattenuto in fretta ma può permettersi di approfondire tutto (vedi internet), in altre parole le serie tv stanno diventando sempre più dei lunghissimi film, perdendo la caratterizzazione episodica, mentre il cinema sta sempre più serializzandosi.
In quanto appassionati di telefilm, la cosa non ci dispiace, anzi la troviamo bella e interessante, speriamo solo che si evitino gli errori fatti nell’universo narrativo del fumetto, in cui un’eccessiva ricerca del cliffhanger, della vendita e della spettacolarizzazione hanno portato a confondere, intrecciare, uccidere e resuscitare, sdoppiare, multiversare all’eccesso, facendo perdere alle storie e ai personaggi la loro bellezza e interesse. Speriamo non sia così per gli show in tv e che riescano a imparare dagli errori del passato per regalarci altre belle storie nel futuro.

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Springsteen reciterà nella serie tv Lilyhammer

Lilyhammer è uno di quei piccoli gioiellini di cui si sente parlare ma che non hanno un grande ascolto. Eppure questa serie comica interpretata dal grande Steven Van Zandt è una delle più originali e godibili in circolazione.
Lilyhammer, in due parole, è la storia di questo ex mafioso italoamericano che, pentitosi, viene spedito nella piccola e apparentemente bucolica città di Lilyhammer in Norvegia. Ovviamente lo scontro e incontro di culture e ambienti così diversi diventa motore delle storie comico/noir del telefilm.
Per la terza stagione dello show prodotto da Netflix e dalla tv norvegese NRK1 , il caro Steven Van Zandt porterà in dote due suoi vecchi amici.
Il primo è Tony Sirico, con cui Van Zandt ha lavorato per molti anni nella serie tv I Soprano (era Pauley se ve ne ricordate, il più anziano della cricca di Tony Soprano), l’altro amico è il suo compagno di palco Bruce Springsteen, perché forse non ve lo ricordate ma Steven Van Zandt, in arte anche Little Steven è uno dei cuori pulsanti della mitica E-Street Band che accompagna spesso Springsteen in giro per il mondo. Sirico farà la parte di un prete, mentre Springsteen sarà il proprietario di un’agenzia funebre. Rimanete sintonizzati e speriamo di vedere Lilyhammer anche in italiano.

Foto: Deadline

Le Guide del Tramonto (Childhood's End) – miniserie Syfy

Dobbiamo di nuovo occuparci dopo pochi giorni del canale Syfy che, sempre più fedele alla propria mission, ha dato luce verde al progetto Childhood’s End, una miniserie di sei ore basata sul classico di Arthur C. Clarke.
Childhood’s End ovvero Le Guide del Tramonto cito da wikipedia:

è un romanzo di fantascienza di Arthur C. Clarke dal carattere escatologico ed apocalittico. Diviso in tre capitoli l’intreccio si articola in due secoli di storia futura dell’Umanità. Secondo una certa lettura, il soggetto precede quello che immortalerà l’autore con il suo capolavoro 2001: Odissea nello spazio, ovvero l’ascesa dell’Uomo al Cosmo, con l’apporto di intelligenze aliene, attraverso una dimensione superiore e non più umana.

Akiva Goldsman (uno che di fantascienza sul grande schermo se ne intende) e Mike De Luca saranno i produttori esecutivi, mentre Matthew Graham, creatore di Life On Mars, sarà lo sceneggiatore. Il regista sarà Nick Hurran, regista fra i recenti nominati all’Emmy per Sherlock.

Childhood’s End segue la storia di una pacifica invasione aliena della Terra che dà inizio a decenmi di una età dell’oro, apparentemente pacifica e prosperosa. Eppure non tutto quadra, la serie indagherà sul cosa significa essere umani e quale sia il prezzo da pagare per ottenere questo apparente utopia. Un tema ricorrente nei fumetti e nelle prime serie tv di sci- fi ( si perde il conto delle volte che in Star Trek TOS Kirk deve combattere comtro finti paradisi che nascondono l’annichilimento delle individualità).

La buona notizia è che Syfy continua a lavorare su delle serie veramente fantascientifiche, visto le immani scemenze che siamo costretti ad ingoiare sui grandi network ultimamente, la cattiva notizia è che Syfy negli ultimi tempi ha messo un sacco di carne al fuoco ma non tutto poi si è comcretizzato.

Fmte foto: io9

Ecco i vincitori degli Emmy 2014

Ecco la lista dei vincitori dei 66imi Emmy Awards. Come vedete Breaking Bad ha fatto la parte del leone, forse un po’ troppo anche, si conferma infatti migliore serie drammatica ma soprattutto il suo cast fa strage di premi, mentre ci sono la solita vittoria di Jim Parson, che mi pare sia la terza ( il che è un po’ eccessivo per un personaggio caricaturale come Sheldon) e Julia-Louise Dreyfus nella sezione commedia che conferma anche Modern Family come la più amata dalla critica. La Margulies vince per The Good Wife, una serie tanto amata in America e con un modesto successo qui da noi. La Lange e la Bates come da copione vincono anche per le loro parti in AHS. Sinceramente poche sorprese in questi Emmy e premiazioni anche un po’ banali. Non sono mancati i momenti ‘finto scandalosi’, come quello in cui Sofia Vergara è stata messa su un piedistallo e fatta girare come una bambolina… Però in effetti Sofia Vergara un po’ una bambolina è… Peccato che ci fosse il figlioletto in platea e credo che sia un’esperienza che non amerà ricordare. Imsomma, Che ne pensate?

Outstanding Drama Series
“Breaking Bad” *VINCITORE
“Downton Abbey”
“Game of Thrones”
“House Of Cards”
“Mad Men”
“True Detective”

Outstanding Comedy Series
“The Big Bang Theory”
“Louie”
“Modern Family” *VINCITORE
“Orange Is the New Black”
“Silicon Valley”
“Veep”

Outstanding Lead Actor in a Drama Series
Bryan Cranston, “Breaking Bad” *VINCITORE
Kevin Spacey, “House of Cards”
Jon Hamm, “Mad Men”
Jeff Daniels, “The Newsroom”
Woody Harrelson, “True Detective”
Matthew McConaughey, “True Detective”

Outstanding Lead Actress in a Drama Series
Michelle Dockery, “Downton Abbey”
Julianna Margulies, “The Good Wife” *VINCITORE
Claire Danes, “Homeland”
Robin Wright, “House of Cards”
Lizzy Caplan, “Masters of Sex”
Kerry Washington, “Scandal”

Outstanding Writing in a Drama Series
Moira Walley-Beckett, “Breaking Bad” – “Ozymandias” *VINCITORE
Vince Gilligan, “Breaking Bad” – “Felina”
David Benioff and D.B. Weiss,”Game of Thrones” – “The Children”
Beau Willimon, “House of Cards” – “Chapter 14”
Nic Pizzolatto,”True Detective” – “The Secret Fate of All Life”

Outstanding Supporting Actress in a Drama Series
Anna Gunn, “Breaking Bad” *VINCITORE
Maggie Smith, “Downton Abbey”
Joanne Froggatt, “Downton Abbey”
Lena Headey, “Game of Thrones”
Christine Baranski, “The Good Wife”
Christina Hendricks, “Mad Men”

Outstanding Direction in a Drama Series
Tim Van Patten, “Boardwalk Empire” – “Farewell Daddy Blues”
Vince Gilligan, “Breaking Bad” – “Felina”
David Evans, “Downton Abbey” – “Episode 1”
Neil Marshall, “Game of Thrones” – “The Watchers On the Wall”
Carl Franklin, “House of Cards” – “Chapter 14”
Cary Joji Fukunaga,”True Detective” – “Who Goes There” *VINCITORE

Outstanding Supporting Actor in a Drama Series
Aaron Paul, “Breaking Bad” *VINCITORE
Jim Carter, “Downton Abbey”
Peter Dinklage, “Game of Thrones”
Josh Charles, “The Good Wife”
Mandy Patinkin, “Homeland”
Jon Voight, “Ray Donovan”

Outstanding Variety Series
“The Colbert Report” *VINCITORE
“The Daily Show With Jon Stewart”
“Jimmy Kimmel Live”
“Real Time With Bill Maher”
“Saturday Night Live”
“The Tonight Show Starring Jimmy Fallon”

Outstanding Directing for a Variety Special
Glenn Weiss, “67th Annual Tony Awards” *VINCITORE
James Lapine, “Six by Sondhein”
Gregg Gelfand, “The Beatles: The Night That Changed America”
Louis J. Horvitz, “The Kennedy Center Honors”
Hamish Hamilton, “The Oscars”
Beth McCarthy Miller (Directed by), Rob Ashford (Theatrical Direction by), “The Sound of Music Live!”

Outstanding Writing for a Variety Special
Dave Boone (Written by, Paul Greenberg (Special Material by), “67th Annual Tony Awards”
Billy Crystal (Written by), Alan Zweibel (Additional Material by), “Billy Crystal: 700 Sundays”
Sarah Silverman, “Sarah Silverman: We Are Miracles” *VINCITORE
Various Writers, “The 71st Annual Golden Globe Awards”
Ken Ehrlich and David Wild, “The Beatles: The Night That Changed America”

Outstanding Television Movie
“Killing Kennedy”
“Muhammad Ali’s Greatest Fight”
“The Normal Heart” *VINCITORE
“Sherlock: His Last Vow”
“The Trip to Bountiful”

Outstanding Miniseries
“American Horror Story: Coven”
“Bonnie & Clyde”
“Fargo” *VINCITORE
“Luther”
“Treme”
“The White Queen”

Outstanding Lead Actress in a Miniseries or a Movie
Jessica Lange, “American Horror Story: Coven” *VINCITORE
Sarah Paulson, “American Horror Story: Coven”
Helena Bonham Carter, “Burton and Taylor”
Minnie Driver, “Return to Zero”
Kristen Wiig, “The Spoils of Babylon”
Cicely Tyson, “The Trip to Bountiful”

Outstanding Lead Actor in a Miniseries or a Movie
Chiwetel Ejiofor, “Dancing on the Edge”
Martin Freeman, “Fargo”
Billy Bob Thornton, “Fargo”
Idris Elba, “Luther”
Mark Ruffalo, “The Normal Heart”
Benedict Cumberbatch, “Sherlock: His Last Vow” *VINCITORE

Outstanding Directing for a Miniseries, Movie or Dramatic Special
Alfonso Gomez-Rejon, “American Horror Story: Coven” – “Bitchcraft”
Adam Bernstein, “Fargo” – “The Crocodile’s Dilemma”
Colin Bucksey, “Fargo” – “Buridan’s Ass” *VINCITORE
Stephen Frears, “Muhammad Ali’s Greatest Fight”
Nick Hurran, “Sherlock: His Last Vow (Masterpiece)”
Ryan Murphy, “The Normal Heart”

Outstanding Supporting Actor in a Miniseries or a Movie
Colin Hanks, “Fargo”
Jim Parsons, “The Normal Heart”
Joe Mantello, “The Normal Heart”
Alfred Molina, “The Normal Heart”
Matt Bomer, “The Normal Heart”
Martin Freeman, “Sherlock: His Last Vow” *VINCITORE

Outstanding Supporting Actress in a Miniseries or a Movie
Frances Conroy, “American Horror Story: Coven”
Kathy Bates, “American Horror Story: Coven” *VINCITORE
Angela Bassett, “American Horror Story: Coven”
Allison Tolman, “Fargo”
Ellen Burstyn as Olivia, “Flowers in the Attic”
Julia Roberts, “The Normal Heart”

Outstanding Writing for a Miniseries, Movie or Dramatic Special
Ryan Murphy and Brad Falchuk, “American Horror Story: Coven” – “Bitchcraft”
Noah Hawley, “Fargo” – “The Crocodile’s Dilemma”
Neil Cross, “Luther”
Steven Moffat, “Sherlock: His Last Vow (Masterpiece)” *VINCITORE
Larry Kramer, “The Normal Heart”
David Simon and Eric Overmyer, “Treme” – “…To Miss New Orleans”

Outstanding Reality-Competition Program
“The Amazing Race” *VINCITORE
“Dancing With the Stars”
“Project Runway”
“So You Think You Can Dance”
“Top Chef”
“The Voice”

Outstanding Lead Actress in a Comedy Series
Lena Dunham, “Girls”
Melissa McCarthy, “Mike & Molly”
Edie Falco, “Nurse Jackie”
Taylor Schilling, “Orange Is the New Black”
Amy Poehler, “Parks and Recreation”
Julia Louis-Dreyfus, “Veep” *VINCITORE

Outstanding Lead Actor in a Comedy Series
Jim Parsons, “The Big Bang Theory” *VINCITORE
Ricky Gervais, “Derek”
Matt LeBlanc, “Episodes”
Don Cheadle, “House of Lies”
Louis C.K., “Louie”
William H. Macy, “Shameless”

Outstanding Directing in a Comedy Series
Iain B. MacDonald, “Shameless” – “Episode 309”
Paris Barclay, “Glee” – “100”
Louis C.K., “Louie” – “Elevator, Part 6”
Gail Mancuso, “Modern Family” – “Vegas” *VINCITORE
Jodie Foster, “Orange Is the New Black” – “Lesbian Request Denied”
Mike Judge, “Silicon Valley” – “Minimum Viable Product”

Outstanding Supporting Actress in a Comedy Series
Mayim Bialik, “The Big Bang Theory”
Julie Bowen, “Modern Family”
Allison Janney, “Mom” *VINCITORE
Kate Mulgrew, “Orange Is the New Black”
Kate McKinnon, “SNL”
Anna Chlumsky, “Veep”

Outstanding Writing in a Comedy Series
David Crane and Jeffrey Klarik, “Shameless” – “Episode 305”
Louis C.K., “Louie” – “So Did the Fat Lady” *VINCITORE
Liz Friedman and Jenji Kohan, “Orange Is the New Black” – “I Wasn’t Ready (Pilot)”
Alec Berg, “Silicon Valley” – “Optimal Tip-To-Tip Efficiency”
Simon Blackwell and Tony Roche (Story and Teleplay by), Armando Iannucci (Story by), “Veep” – “Special Relationship”

Outstanding Supporting Actor in a Comedy Series
Andre Braugher, “Brooklyn Nine-Nine”
Adam Driver, “Girls”
Jesse Tyler Ferguson, “Modern Family”
Ty Burrell, “Modern Family” *VINCITORE
Fred Armisen, “Portlandia”
Tony Hale, “Veep”

Dove seguire gli Emmy Awards 2014

RAI 4 si conferma uno dei canali più attenti al mondo delle serie tv, infatti ci farà il regalo di trasmettere in diretta la cerimonia di premiazione dei 66imi Emmy Awards, i premi più ambiti della tv americana dove fa passerella il meglio del meglio della tv,internazionale. L’anno scorso era stata Sky a coprire l’evento ma, quest’anno il servizio pubblico in chiaro ha soffiato l’evento dando la possibilità anche a chi non ha la TV via cavo di vedere gli Emmy. Tra i titoli in nomination si segnalano poi molte serie in programmazione anche in Italia, da Il Trono di Spade a Breaking Bad, da Mad Men a Vikings, da Luther a Boardwalk Empire, per finire con Scandal, The Newsroom e The Good Wife, per vedere tutte le nomination cliccate al nostro post dedicato che appare in fondo all’articolo.
La diretta radiofonica dell’evento andrà in onda su Radio2.
Mentre RAI 4 la trasmetterà fra il 25 e il 26 agosto a partire dall’1:30 di notte e si faranno le 5 del mattino. Per chi non può fare nottata in compenso c’è la replica sempre su Rai4 martedì 26 agosto, alle 21:10, e – in ulteriore replica – domenica 31 agosto, alle 14:00. Gli ascoltatori potranno commentare lo spettacolo in diretta sui social media, utilizzando l’hashtag #EmmysRai4 su Twitter, o seguendo i post sulla pagina ufficiale Facebook del RAI. I commenti più interessanti saranno pubblicati l’indomani sul sito ufficiale di Mainstream, il magazine di Rai4 dedicato alla serialità televisiva.