Archivi tag: serie tv

L'”Ispettore Barnaby” e l’eredità del folk horror

Con il successo di Midsommar, il secondo film del regista Ari Aster, è tornato di moda parlare di “folk horror“, un genere cinematografico di nicchia  la cui definizione è tutt’oggi dibattuta; per film “folk horror” alcuni intendono film che evidenziano l’aspetto horrorifico del folklore, molti altri critici considerano invece come folk horror tutti quei film che in qualche modo mettono al centro il rapporto fra la psiche e il paesaggio, ma tutte queste sembrano definizioni estremamente vaghe, con articoli di esperti che sembrano far oscillare questa categoria fra l’horror psicologico e un qualsiasi film horror non ambientato in città.

Tuttavia tutti i blog/siti/articoli che se ne sono occupati sembrano concordare almeno sul fatto che tre film inglesi costituiscono la triade iniziale che in qualche modo ha definito il genere: Il Grande Inquisitore (Witchfinder General 1968), La Pelle di Satana (Blood on Satan’s Claw 1971) e The Wicker Man (1973).

drawing dead

In tutti questi film gli elementi comuni sono l’inquietudine che si nasconde sotto l’apparente bucolica campagna inglese, il sottile confine tra ordine sociale e follia collettiva, la presenza di elementi che richiamano al paganesimo/superstizione/satanismo (a seconda del film in questione) ed infine il soprannaturale o il bizzarro. Da allora molti altri film o telefilm sono stati prodotti che hanno esplorato questi temi, per esempio The Witch (2015) di Robert Eggers  lo ha fatto egregiamente in salsa Sundance,  oppure l’inquietante serie anni ’70 Children of the Stones, l’horror folk è spesso presente inoltre  in episodi del Doctor Who, lo stesso Midsommar poi altro non è che una reinterpretazione di  The Wicker Man. Ma una delle serie TV che meglio ha imparato la lezione del genere trasportandolo però nel territorio meno minaccioso del giallo è stata l’Ispettore Barnaby che in inglese si intitola Midsomer (!!!!) Murders.

A ben guardare l’indiscusso protagonista del film è proprio il paesaggio inglesissimo dell’immaginaria comunità di Midsomer, una serie di paesini pittoreschi e apparentemente bucolici ma sotto la cui superficie scorrono potenti le forze oscure del caos, pronte a venire in superficie sotto forma di omicidi (spesso multipli per puntata) talmente efferati da risultare a volte grotteschi. Guardate e giudicate voi per esempio:

Gli ideatori della serie, che va avanti da più di 20 anni, sembrano aver ben appreso la lezione del folk horror e averla riproposta in una salsa più appetibile per la visione televisiva in prime time. A ben guardare infatti gli elementi originari ci sono tutti: l’apparente tranquilla campagna inglese come protagonista assoluta, le morti sanguinose,  la sostituzione dell’appartenenza ad un culto dei film originari in appartenenza a gruppi di appassionati di qualche hobby o particolare sottocultura esoterica. Non è raro infatti vedere il buon vecchio ispettore Barnaby indagare crimini nati fra appassionati di cricket, o fotografia naturalistica, coltivatori di rose o entusiasti di (immancabili) culti pagani.

Ma la più grande lezione del folk horror la serie l’ha imparata capendo che al centro della storia, nella migliore tradizione del genere, deve esserci l’atmosfera “eerie”, di mistero e inquietudine, che è di fatti la vera protagonista dello show, tanto da sopravvivere addirittura alla sostituzione del personaggio principale dopo 81 puntate (gli ispettori cugini Barnaby, interpretati da John Nettles e Neil Dudgeon sono più dei simboli, degli esempi di buonsenso inglese vecchio stampo, che rimangono ineffabili davanti al caos regnante sotto la superficie del rassicurante pub con il tetto impagliato).

Come se non bastasse, quasi tutti gli episodi dell’Ispettore Barnaby, prima di arrivare alla risoluzione del caso che ristabilisce l’ordine precostituito, sembrano spesso dei gialli soprannaturali conditi di dark humor con gli omicidi commessi che giocano con il concetto di assurdo e di “weird”, il bizzarro appunto, un altro degli elementi costitutivi del folk horror.

Arrivato alla ventunesima stagione l’Ispettore Barnaby rimane un fenomeno molto popolare, anche se lontano dai riflettori della critica “impegnata” che in questi ultimi anni si è affrettata a studiare i film con Vincent Price o Christopher Lee per poter commentare il lavoro di Ari Aster, di  Ben Wheatley o di Robert Eggers, ma ha forse dimenticato che film come The Wicker Man o Blood on Satan’s Claw erano film di basso budget, senza troppe  pretese di fare cinema con la C maiuscola, volti principalmente all’intrattenimento popolare, una tradizione che i produttori dell’Ispettore Barnaby sembrano aver capito molto meglio di tanti critici cinematografici.

 

 

 

 

Le migliori serie TV del 2019 (secondo noi)

Quali sono state le serie tv che ci sono piaciute di più nel 2019? Ecco una nostra lista che ha il pregio secondo noi di avere un occhio magari un po’ più personale di tante altre e il difetto di non avere una redazione di più persone che abbia potuto guardare tutto quello che circola in tv, quindi qualcosa mancherà di sicuro.

Speriamo però che arrivi a voi lettori un qualche suggerimento utile su uno show che magari vi è sfuggito.

La lista non è assolutamente in ordine di gradimento, quindi non è una classifica.

il manifesto è tutto un programma 😉

WATCHMEN (stagione 1)

Alan Moore ha da tempo abiurato gli adattamenti delle sue opere, adducendo ragioni artistiche, economiche e, in fin dei conti, politiche del tutto condivisibili. La DC lo ha praticamente dispossessato delle sue creature più celebri e ci ha fatto quel che voleva.

Ma come dargli torto? Il film omonimo di Zach Snyder del 2009 era ovviamente un’ombra imbarazzante della Graphic Novel del bardo di Northampton che, forse dovremmo ricordarlo, è stata il primo fumetto ad entrare nella lista delle opere letterarie più importanti in lingua inglese del New York Times ed a vincere un premio Hugo.

Però non ce ne vogliano Moore e Gibson, a noi questa prima stagione di Watchmen è piaciuta e parecchio, tanto da ritenere che sia la migliore serie tv su supereroi in circolazione. La trama è un puzzle che si compie inesorabilmente puntata dopo puntata, per arrivare ad un finale perfetto in cui tutti i pezzi si ricompongono. Bravo Damon Lindelof a finalmente dare una trama compiuta e sensata ad un suo show, e smentire le critiche di sceneggiatore che mette tanta roba al fuoco per poi non saper concludere (come perdonargli il finale di Lost?).

Altri punti di forza sono il cast: c’è Regina King fresca di Grammy per Seven Seconds; colonna sonora (Atticus Ross e Trent Reznor); e poi la sceneggiatura: l’episodio This Extraordinary Being, interamente girato in bianco e nero anche contro il volere della produzione, ci regala una delle Origin Story di super eroi più belle che siano mai state descritte. Da vedere nella speranza che continui così.

Toby Jones, ah ecco chi è!

Don’t Forget the Driver

Miniserie BBC in sei puntate passata un po’ sotto il radar che però è una bella riflessione sulla solitudine e sull’immigrazione nell’Inghilterra moderna che ha il pregio di parlare di temi attuali riuscendo a non citare mai la Brexit. Anzi, la cittadina di Bognor, sulla costa meridionale inglese, sembra essere intrappolata in una specie di atemporalità e nostalgia da cui i personaggi non riescono ad uscire (vedi ad esempio che musica ascoltano i protagonisti).

Barry, interpretato dal solidissimo Toby Jones, è un padre single autista di autobus turistici incapace di esprimere i suoi sentimenti e le sue aspirazioni, l’incontro con un migrante morto e uno vivo lo costringeranno ad uscire da questo guscio.

Viene classificata come commedia ma è una delle commedie più tristi che abbia mai visto, nella migliore tradizione della tv inglese. Non mancano tuttavia momenti alla The Office (UK) e Monty Python. Insomma una sorpresa inaspettata ed una serie altamente sottovalutata.

Teenagers disadattati

Looking for Alaska

Looking for Alaska è un uno strano esperimento che potremmo riassumere così: teen drama incontra un film indie.

La serie proposta da Hulu si apre con il classico ragazzetto  bello ma imbranato, con la strana fissazione delle ultime parole di personaggi famosi, che viene spedito dai genitori ad un’esclusiva scuola in mezzo alla foresta, un incrocio tra college e campeggio, qui viene subito a contatto con le classiche rivalità fra gruppi: ci sono i nerd poveri con borsa di studio che odiano i figli di papà ricchi atleti e stronzi che stanno con le cheerleader e viceversa. Fin qui niente di nuovo, scherzi reciproci, innamoramenti, chi va al ballo con chi blah blah, se non fosse che certe riprese controluce e certi tempi lenti non quadrano e man mano la storia si trasforma in qualcos’altro che non  ti aspetti diventando una riflessione sulla perdita e la crescita.

Unico punto debole. I due protagonisti che più che tipi da gruppo dei nerd appassionati di letteratura sono i classici modelli da copertina e delle volte, almeno agli occhi di chi guarda, risultano poco credibili.

The Deuce (terza stagione)

Francamente non capiamo come è possibile che The Deuce non sia un fenomeno di successo popolare alla Breaking Bad o simili, o meglio forse lo capiamo. Parlare di pornografia, droga e AIDS non è esattamente un buon viatico per le famiglie nostrane e americane. Ma The Deuce per la terza ed ultima stagione ci regala la conclusione di un affresco bellissimo della fine di un’era, quasi un’epica di coloro che, a New York a cavallo fra anni ‘70 e ‘80, vivevano per scelta o necessità ai margini della società in quel microuniverso chiamato The Deuce, nell’attuale midtown di Manhattan che oggi è il regno dei turisti giapponesi e che all’epoca era una zona  losca e pericolosa, con i locali a luci rosse, la prostituzione i bar aperti tutta la notte. La terza stagione chiude le storie dei personaggi principali e la fine di quella New York che forse non era un posto ideale ma era un posto vero fatto da persone vere. Via quindi i vecchi cumpà mafiosi italiani da Times Square, via le case malsane, via i malati di AIDS e i locali gay, via le prostitute affinché il progresso avanzi, affinché i soldi veri facciano piazza pulita. Niente più degrado e criminalità, che però viene semplicemente spostata altrove, ma un po’ di malinconia per tutti. Grande sceneggiatura di George Pelecanus (The Wire), per gli amanti di Scorsese e co. Da non perdere.

Masturbarsi fa diventare ciechi

Sex Education (Stagione 1)

Otis, un ragazzo con la madre che fa la consulente sessuale e che è talmente imbranato e complessato tanto da essere incapace a masturbarsi, incontra una ragazza a scuola, Maeve, che ha bisogno di fare soldi. Lei ha un’idea: vista la sua esperienza indiretta con la madre e la sua evidente sensibilità e intelligenza Otis può fare consulenze sentimentali/sessuali ai compagni di scuola. Funziona.

Tutto qui, niente di speciale, ma la serie è ben scritta, i personaggi mai banali, neanche quelli secondari,  l’ambiente scolastico risulta più naturale e realistico di tanti che ci vengono proposti sul piccolo e grande schermo, infine la chimica fra i due protagonisti, con la classica relazione tipo “si metteranno insieme?”  è ben equilibrata e funziona. Meno surreale di “The End of the Fuckin’ World” pur essendo una serie teen “alternativa” si può seguire anche senza essere fan di Wes Anderson.

Grazie a questa serie inoltre capirete che Gillian Anderson è molto meglio  come attrice comica, che per me è stata una rivelazione non da poco. Netflix ha confermato una seconda stagione.

Unbelievable

Questa serie Netflix ha fatto parlare molto di sé e a buona ragione, ispirata ad eventi realmente accaduti e riportati alla luce dal bellissimo articolo “An Unbelievable Story of Rape“, scritto da T. Christian Miller and Ken Armstrong, è stata creata e sceneggiata da  Susannah Grant, Ayelet Waldman e il grande romanziere Michael Chabon (il cui Le Avventure di Kavalier e Clay si vocifera potrebbe diventare presto una serie tv).

I fatti sono ispirati ad una serie di stupri avvenuti fra gli stati Washington e Colorado fra il 2008 e il 2011 e in particolare si concentrano su una delle prime vittime, interpretata alla grande da Kaitlyn Dever e alla successiva indagine svolta con poca attenzione e professionalità che si conclude con la vittima, Marie Adler, che ritira la denuncia. Marie è una ragazza che viene da una serie di esperienze traumatiche e la sua denuncia viene considerata inaffidabile, il pregiudizio, la scarsa attenzione dimostrata per questo tipo di crimine portano in pratica la Polizia a sottovalutare il caso. Ma gli eventi si svolgono in parallelo e descrivono insieme al caso di Marie Adler anche  l’indagine che si svolge anni dopo e che, grazie all’intervento di due detective più attente e sensibili, o semplicemente migliori dei colleghi che le hanno precedute, porteranno all’arresto del pericoloso stupratore seriale. Migliore True Crime dell’anno insieme a:

I am the Night

Miniserie in sei puntate ispirata al libro di memorie One Day She’ll Darken, di Fauna Hodel.

Hodel è la figlia naturale di George Hodel, il ginecologo/artista/eccentrico il cui nome più volte ritorna nelle indagini legate ad uno degli omicidi più famigerati della storia americana, quello della Dalia Nera.

La giovane Fauna (India Eisley) è una ragazza bianca che però crede di essere nera e cresce inconsapevole della sua vera identità e di chi siano i suoi veri genitori nell’America degli anni ’50 provinciale e razzista, finché un giorno scopre di essere in realtà figlia del misterioso jetsetter californiano George Hodel, ricco e chiacchierato mecenate artista che si circonda di una bizzarra e disturbante corte dei miracoli e coinvolto nelle indagini sull’omicidio di Elisabeth Short, ribattezzata dai tabloid dell’epoca la Dalia Nera. Respinte le sue richieste di chiarezza da parte dell’interessato, Fauna comincia ad indagare sul suo passato aiutata dal giornalista Jay Singletary, interpretato da Chris Pine, ma man mano che si avvicina alla verità si mette sempre più in pericolo.

Toni da hard boiled e inevitabili riferimenti a Ellroy,  festini eccentrici, incesti e assassini perversi nell’ombra. Come perderselo?

The mandalor… ah no.
The Mandalor… ah neppure
The Mandalorian!

The Mandalorian

The Mandalorian è una serie in 8 puntate ambientata nell’universo di Guerre Stellari e, per chi scrive, è la cosa migliore del franchising  uscita negli ultimi anni. La dilatazione dei tempi e la possibilità di lasciar respirare l’arco narrativo permettono a questa saga stellare di uscire dal solito luogo comune robot- esplosioni – mostriciattoli, con toni da videogioco anni ‘80 tipico dei film di Lucas, mescolando bene azione, spettacolo e caratterizzazione dei personaggi ed è inoltre girata con una qualità quasi cinematografica. Ambientata qualche anno dopo la fine della trilogia originaria The Mandalorian altro non è che un western vecchia maniera con il cowboy eroe solitario di frontiera, che fa il cacciatore di taglie, ma che sulla sua strada incontrerà un piccolo Yoda e si scontrerà con nostalgici contro-rivoluzionari che tramano affinché la Repubblica, che non sembra particolarmente entusiasmante, cada. Da non perdere anche se non amate Guerre Stellari.

Gentleman Jack

L’eccellente Sally Wainwright, dopo il bellissimo Happy Valley, torna nel nativo Yorkshire per raccontarci però una storia vittoriana ispirata ai diari di Anne Lister, donna di famiglia benestante che, in un periodo in cui il massimo del femminismo è Orgoglio e Pregiudizio (che è già qualcosa), invece di aspettare il principe azzurro si dà da fare per gestire le miniere di famiglia e contrastare i prepotenti di turno senza mai farsi mettere i piedi in testa destreggiandosi intanto anche nella sua vita sentimentale e facendo strage di cuori, di altre donne. Anne Lister infatti non nasconde le sue inclinazioni omosessuali che non diventano scandalo aperto nella sua cerchia sociale solo perché il suo essere una personalità formidabile la pone ambiguamente al di sopra delle convenzioni accettate dalla rigida campagna inglese del XIX secolo, anche se non sempre tutto fila liscio.

Il risultato è un brillante feuilleton avventuroso sentimentale che ricorda molto Poldark ma che è recitato molto meglio e si prende meno sul serio.

Da menzionare poi velocemente:

What We Do in the Shadows: Il brillante film parodia omonimo di Taika Waititi del 2014 è stato adattato a serie tv. Un mockumentary horror comedy con momenti esilaranti.

Brooklyn Nine-Nine: provateci voi a fare una sitcom che funziona per 10 stagioni.

Blue Bloods: il repubblicano che è in me pensa che sia il migliore cop-show in circolazione.

The Virtues: non è This is England, ma è sempre Shane Meadows ed il solito grande Stephen Graham.

The Spy: per chi attende con ansia Homeland, una spy story ispirata ad una vicenda vera, in cui Sacha Baron Cohen dimostra di essere un grandissimo attore.

Sonic Highways: Dave Grohl e HBO fanno coppia e non sbagliano

Sonic Highways è una serie in 8 episodi della HBO. Fortemente voluta e sviluppata dal front man dei Foo Fighters, Dave Grohl, la serie documenta il processo creativo che ha portato alla registrazione del prossimo, l’ottavo, disco della band. Ogni pezzo è stato registrato in una città americana differente, partendo dal presupposto che il luogo dove fai musica necessariamente imfluenza la musica che fai. Di conseguenza ogni episodio imvestiga quello che è lo spirito ‘musicale’ della città dove si filma e registra. Tramite interviste ai vari musicisti, produttori, fan o proprietari di club e negozi di dischi, Sonic Highways costruisce una narrativa precisa, chiara, sull’anima musicale che ispira la registrazione. Tale narrativa si mescola con i ricordi personali di Dave Grohl, che ricorda di aver visto il suo primo concerto punk rock proprio a Chicago, erano i Naked Raygun, e si condensa poi nel pezzo registrato che riassume nel testo e nella musica tutto ciò che abbiamo visto nell’episodio.
C’è anche Rick Nielsen dei Cheap Trick che finisce con il fare da guest musician sul pezzo che viene registrato dal mitico Steve Albini, un altro pezzo di storia musicale della città. Ma c’è anche tanto blues nel primo episodio, con testimonianze di Joe Walsh, Bonnie Raitt, Jimmie Vaughan, Billy Gibbons, James Murphy e tanti altri.
Alla fine il contributo di tutti, forse Muddy Guy specialmente, ispirerà il testo della canzone ‘Something from Nothing’, la prima del nuovo disco dei Foo.

Sonic Highways è sicuramente un’operazione intelligente (che Grohl fosse un tipo sveglio lo capii io e tutti i miei amici fin dai tempi in cui lo vedevamo suonare dal vivo con gli Scream al Forte Prenestino di Roma) ma di qualità decisamente superiore a qualsiasi altra documentazione di registrazione di un disco che sia mai stata fatta prima. Se amate il rock, fatevi un favore e guardatevi questa serie.
https://m.youtube.com/watch?v=Hf26GuL3yyI

Broadchurch: la serie TV, inglese (e americana)

Broadchurch è una serie televisiva britannica, ideata da Chris Chibnall e trasmessa in prima visione su ITV a partire dal 4 marzo 2013. Nel cast figurano David Tennant, Olivia Colman e Vicky McClure. La serie ha avuto un così grande successo che la Fox ha deciso di farne una versione americana, addirittura con lo stesso David Tennant, tanto che molti critici si sono chiesti che senso ha farne una versione USA, solo per vedere il detective cambiare dall’accento scozzese a quello americano, forse? È indubbio che questa necessità di “americanizzare” è spesso frutto di capolavori come Homeland, ma è anche sintomo di una certa provincilità.

Comunque una seconda stagione è stata confermata, sia al termine dell’ultima puntata (“Broadchurch Will Return”) che dalla ITV stessa in un secondo momento. Le riprese sono iniziate nell’agosto 2012 e terminate nel novembre 2012; tra le cittadine quali scena delle riprese figurano Bristol, Portishead, Clevedon e Bridport.

Nel corso di un’intervista radiofonica rilasciata a Graham Norton, Olivia Colman ha dichiarato che durante la lavorazione l’identità dell’omicida era nota solamente a quattro attori, escluso l’interprete al quale fu rivelata a sorpresa poco prima di girare le scene finali. Infatti lo show si concentra interamente su un solo caso. A Broadchurch, piccolo centro marittimo inglese, Alec Hardy (David Tennant) è appena stato promosso al grado di ispettore della polizia locale quando la comunità è scossa dal ritrovamento sulla spiaggia del cadavere del piccolo Danny Latimer. Nel corso delle indagini, si scoprirà che Broadchurch non è il luogo idilliaco che tutti immaginavano.

Le nuove serie tv americane 2014: Fox

Già avevamo parlato delle nuove serie tv americane in questo post qui relativamente ai tre grandi network. Adesso parliamo di quello che succederà in casa Fox.

Piazza d’onore delle nuove serie tv americane 2014 va a Gotham, che è il progetto più atteso. Gotham, come tutti sanno, è la città immaginaria dove Batman e altri supereroi della DC vivono.
Gotham racconta le origini della città dell’uomo pipistrello, riportandoci ai tempi in cui il Pinguino (Robin Lord Taylor), Catwoman (Camren Bicondova), The Riddler (Cory Michael Smith) e Poison Ivy (Clare Foley) erano giovani e Bruce Wayne (David Mazouz) solo un imberbe fanciullo i cui genitori erano appena stati uccisi. Il tutto raccontato dal punto di vista del mitico detective Jim Gordon (Ben McKenzie che ci era tanto piaciuto in Southland), e del suo partner Harvey Bullock (Donal Logue). Insomma un approcioo alla Marvel Agents of SHIELD che permetterà di sfruttare i perso aggi della DC senza stare tra i piedi ai film di Nolan.

GRACEPOINT
Una specie di versione americana del poliziesco britannico Broadchurch. Tanto che anche qui c’è David Tennant nella parte di un detective che si trasferisce in un piccolo centro costiero per risolvere l’omicidio di un ragazzino. Da vedere soprattutto per il cast notevole: la detective del posto Ellie Miller sarà interpretata da Anna Gunn ( Breaking Bad), ci sarà Nick Nolte e Jacki Weaver. Il mistero sarà risolto alla fine della stagione, un po’ come in The Killing.

MULANEY
Sul fronte comedie, abbiamo l’ormai arcisfruttato Andy Samberg che sarà il comico eponimo che tenta di sfondare grazie all’aiuto di un presentatore megalomane. Insieme un tentativo di imitare Seinfeld, vediamo da chearte andrà.

RED BAND SOCIETY
In pratica la versione statunitense dei Braccialetti Rossi, forse con un po’ più di sarcasmo e cinismo e meno melodramma strappalacrime. Anche se narrato da un ragazzo in coma lo show promette di non essere triste o malinconico.

 

 

20140605-204701-74821783.jpg

Dopo Agents of SHIELD ecco che arriva Agent Carter

Agent Carter, ovvero una serie che ci riporta agli inizi dell’organizzazione, negli anni ’40, quando lo SHIELD viene fondato.

agent

Marvel Agents of SHIELD è stato il primo tentativo del Marvel Cinematic Universe di creare una serie TV dal ricco franchise dei Vendicatori, rilanciato alla grande dai film di Joss Whedon. La serie è andata abbastanza bene, anche se non è solidissima in quanto e sceneggiatura e personaggi. Ma alla Marvel Cinematic Universe sembrano crederci molto in questo tipo di operazione: infatti pronto a partire dalla prossima midseason hanno deciso di produrre la serie Agent Carter. Lo show della ABC è una specie di prequel che vede come protagonista uno dei personaggi (relativamente) secondari di Captain America, ovvero l’agente Peggy Carter, una delle fondatrici dello SHIELD e vecchia fiamma di  Steve Rogers. La serie sarà ambientata nel 1946.

La nuova serie durerà 8 puntate e sarà ovviamente interpretata da Hayly Atwell, che abbiamo già visto impersonare sul grande schermo questo personaggio in Captain America : The First Avenger, poi nel one-shot rilasciato con Iron Man 3 in DVD e, infine, ha fatto un cameo in The Winter Soldier. Gli 8 episodi annunciati per la prima stagione sono un segnale positivo e negativo al tempo stesso: infatti dovrebbero mantenere coerente l’arco narrativo dello show (evitando i 22 di Marvel Agents of SHIELD che francamente sono sembrati un po’ troppi) ma potrebbero anche non bastare per delineare il carattere del personaggio e andare oltre la femme fatale d’azione (in pratica una specie di Vedova Nera ante-litteram).

Il dubbio che ci assale è però che stiamo per affrontare una vera e propria overdose di personaggi tratti dai fumetti (crisi di idee?), soprattutto dal momento che sul versante DC stanno per partire anche Gotham e Flash. Non è che ad un certo punto non ne potremmo più?

 

Constantine: dal prossimo autunno sulla NBC: Ecco il trailer del telefilm

Per Il telefilm Constantine, ho deciso di fare due introduzioni. Una per chi consoce di che cosa si parli e un’altra per chi è nuovo al personaggio?

Introduzione per chi sa cosa sia Hellblazer e John Constantine:

Fosse ca fosse la volta buona? Il trailer lascia ben sperare, almeno stavolta l’attore l’hanno scelto giusto e a giudicare dal poco che si vede, abbiamo anche l’accento e il cinismo tipico del personaggio (Matt Ryan, versatile attore gallese , sembra una buona scelta). Insomma tutto quello che c’era di sbagliato nel film (Keanu Reeves… ma sul serio?) qui non c’è. Certo è sempre una serie NBC, quindi di un grande network, di conseguenza direi possiamo spegnere i facili entusiasmi che circolano in rete fra i fan del personaggio di Alan Moore. Scordiamoci il linguaggio esplicito e i concetti di esoterismo “spregiudicato” (leggasi Crowleyiano), dimentichiamoci anche l’ambiguità morale, le linee di Ley e i travellers, credo che sarà difficile anche vedere la Londra sotterranea ed esoterica spesso protagonista delle storie (specialmente dei primi numeri della serie). Ma accontentiamoci lo stesso, peggio del film non si può fare, ed una serie su Constantine e comunque meglio di niente.

constantine

Il resto dell’articolo è per coloro che non hanno idea di che cosa si stia parlando:

Basato sulla popolarissima serie a fumetti ” Hellblazer ” dalla DC Comics, l’esperto cacciatore di demoni e maestro dell’occulto John Constantine è specializzato nel dare filo da torcere alle schiere infernali. Armato di una conoscenza feroce delle arti oscure e di un’oscurità che divora metà del suo animo, John Constantine combatte la sua battaglia per il bene, o almeno lo ha fatto in passato. Ormai però la sua anima è già dannata all’inferno e ha deciso di lasciar perdere tutto, la magia, le lotte contro i demoni, gli esorcismi ecc. Ma quando i demoni bersagliano Liv , la figlia di uno dei suoi più vecchi amici, lui è costretto a ributtarsi nella mischia e cominciare nuove avventure con la ragazza, dotata di una vista che le permette di vedere “al di là del nostro mondo”. la serie andrà in onda dal prossimo autunno.

hellblazer

Dal produttore esecutivo David S. Goyer ( “Batman Begins “, ” The Dark Knight Rises” ) e il regista Neil Marshall ( “Game of Thrones “, ” The Descent ” ) la serie è sceneggiata da Daniel Cerone (The Mentalist, Dexter). Ecco il trailer:

Resurrection, la serie tv: adesso anche in Italia

Resurrection è una serie televisiva statunitense in onda dal 9 marzo 2014 sulla rete televisiva ABC. Questa nuova serie televisiva è basata sul romanzo di Jason Mott The Returned. La serie è ambientata ad Arcadia, una città del Missouri; inizialmente era stata invece ambientata ad Aurora, anch’essa del Missouri, ma si decise di cambiarla poiché omonima della città delColorado in cui nell’estate precedente si era consumata una strage. La serie sarà visibile da oggi anche su Rai 2.

La trama di Resurrection è la seguente: Jacob Langston (interpretato da Landon Gimenez), un bambino di otto anni, viene ritrovato in un’area rurale cinese. Inizialmente il bambino fatica a ricordarsi la sua identità, ma in seguito ritrova la memoria: dichiara di essere americano e di vivere con i suoi genitori nella città di Arcadia. Quando l’agente J. Martin Bellamy (interpretato da Omar Epps) lo riporta negli Stati Uniti, Jacob identifica i suoi genitori in Harold (interpretato da Kurtwood Smith) e Lucille Langston ( interpretata da Frances Fisher) un’anziana coppia che dichiara di aver perso il figlio trent’anni prima, morto a causa di un annegamento. La madre crede nel miracolo, mentre il padre è più propenso a pensare ad una sorta di tentativo di truffa. Lo sceriffo Fred, il quale ha perso la moglie nello stesso incidente in cui è morto Jacob, inizia ad indagare, mentre altre persone decedute iniziano a riapparire in città.

La Serie TV Gomorra esordisce con un record di ascolti

Ascolti da record per l’esordio di Gomorra – La Serie: le prime due puntate del kolossal in 12 episodi prodotto da Sky da un’idea di Roberto Saviano, sono state viste da 658.241 spettatori medi complessivi su Sky Atlantic e Sky Cinema, praticamente doppiando il successo dell’altra grande produzione Sky di prime time legata alla lunga serialità, Romanzo Criminale 2, che all’esordio raccolse 358.000 spettatori medi. Lo sottolinea una nota dell’ufficio stampa Sky. Di grande rilievo, in particolare, l’indice di fedeltà da parte dei telespettatori: il primo episodio, che ha registrato 641.641 spettatori medi e 1.089.071 contatti, ha avuto una permanenza del 59%, mentre il secondo, visto in media da 674.839 spettatori (con 889.659 contatti), ha registrato una permanenza record del 76%, con picchi di share del 2,08%. Ieri sera l’esordio di Gomorra (la serie è già venduta in oltre 40 paesi nel mondo) ha generato anche un traffico record su Twitter: la conversazione globale attorno alle prime due puntate ha prodotto oltre 4200 tweet di cui più di 3300 con hashtag #GomorraLaSerie che ha raggiunto le prime posizioni ed è rimasto presente fino a questa mattina nella classifica dei trending topic italiani.

Saviano difende la serie “Gomorra” dalle accuse di Maradona – Nella terza #Twintervista realizzata dal suo profilo @sonolucadini, il direttore di Vanity Fair Luca Dini ha chiesto a Roberto Saviano di rispondere a quelli che, come Diego Armando Maradona, accusano la serie tratta da Gomorra, in onda questa sera su Sky Atlantic HD, di gettare altro fango su Napoli. Maradona era amico dei Giuliano di Forcella… non informato sul nuovo potere che raccontiamo, ha risposto Saviano. Chi non vuole che racconti queste storie parteggia per l’omertà, come i consiglieri di Diego a Napoli. Sull’altra critica che stata mossa, quella relativa a un rischio di emulazione dei comportamenti criminali, Luca Dini ha chiesto provocatoriamente a Saviano quanti insegnanti di chimica si siano messi a cucinare metanfetamina per imitare il professor Walter White, protagonista della serie Breaking Bad. Nessuno, ha risposto lo scrittore, leggenda credere che guardando un serie si diventa criminali… Guardando una serie puoi porti domande: faresti mai una cosa del genere? Non la fai per coraggio o codardia?. A proposito del caso Fiorentina-Napoli, ha condiviso la sensazione che Genny ‘a Carogna sia stato necessario alle istituzioni per evitare un’insurrezione, e della decisione di De Laurentiis di dedicare la Coppa al tifoso ferito e alla città ha detto: Giusto dedicarla al tifo sano.

Luca Dini ha poi chiesto a Saviano, che in questo momento vive negli Stati Uniti ed un patito delle serie tv americane, di paragonare Nicola Cosentino a un personaggio di quelle serie. Risposta: Saul Goodman avvocato di Breakind Bad, Ditocorto di Trono di Spade e Della Rovere dei Borgia. Rispondendo a una domanda su Renzi, ha poi detto che il premier deve prendere coraggio e cambiare davvero persone, fare riforme vere. Difficilissimo ma va fatto subito… I vertici delle istituzioni, da l partono le riforme, l si misura se c’ un vero cambiamento o carte mischiate. Nell’intervista che il settimanale pubblica invece nell’edizione cartacea in edicola a partire da domani, mercoledì 7 maggio, Roberto Saviano si rivolge invece a un altro membro del governo Renzi: Pensando al Paese reale, credo che l’unica strada possibile per i giovani sia emigrare… Il nostro Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dovrebbe con molto coraggio dichiarare che questa l’unica soluzione possibile ora. Inutile dire che ci sar lavoro quando non ci sar. Se fermi un ragazzo o una ragazza per cinque anni, dopo lauree, master, stage e ancora nulla, gli hai distrutto la giovinezza. Non puoi chiedere a un giovane di congelarsi. Poletti dovrebbe aprire degli sportelli per favorire l’esodo, dicendo per anche: vi aiuteremo a tornare, troveremo le agevolazioni fiscali per farlo. Ma nel frattempo andatevene, perch restare non significa solo galleggiare ma anche assuefarsi a quello che ora il Paese. E cio farsi aiutare perch non ce la si fa, vedere i propri anni migliori sprecati.

Fonte Ansa

4 nuovi piloti per Syfy: Letter 44, Pax Romana, Ronin e The Magicians

Syfy sta tornando ad investire in nuove serie, tra l’altro alcune veramente di fantascienza e questa è una buona notizia per gli amanti del genere. Possono però al contempo anche rallegrarsi gli appassionati di fumetti, infatti è recentissima la notizia che il canale ha ordinato 4 nuovi pilot, di cui tre tratti da fumetti. Stiamo parlando di Letter 44, Pax Romana ed il notissimo Ronin, di Frank Miller. Il quarto pilota è The Magicians, basato sul romanzo di fantasy urbana (anche se a me è sembrato più un Harry Potter versione USA e scritto meno bene) di Lev Grossman.

Letter 44 parla di un neopresidente che scopre, il giorno del suo insediamento, che le spese militari apparentemente folli del suo predecessore, erano destinate ad una imminente invasione aliena. Il primo numero del fumetto può essere letto gratuitamente, ma in inglese, qui.

Pax Romana è una serie recente del notissimo Jonathan Hickman, parla di un gruppo di soldati della terza guerra mondiale che vengono misteriosamente trasportati nell’antica Roma e cercano di aggiustare il future alterando il loro presente, i somma una via di mezzo fra Spartacus e Continuum.

Ronin è considerato ormai un classico del fumetto e Miller uno dei più influenti graphic novelist moderni (e anche uno dei più sopravvalutati IMHO). La storia è arcinota: un antico samurai senza padrone del 13mo secolo viene catapultato nella moderna New York per uccidere il demone che ha assassinato suo fratello. Dovrebbe essere una miniserie.

The Magicians di Grossman, di cui avevamo già parlato qui, racconta le avventure di un gruppo do adolescenti e ventenni che entrano in una scuola per apprendisti maghi. Per quanto il soggetto sia similissimo al caro Harry Potter, la storia affronta argomenti più ‘adulti’ (relativamente) ed una terra fantastica che apparentemente è un’invenzione di uno scrittore e poi si rivela essere reale.

Fonte: io9

20140501-180201.jpg